L’astuzia irriverente del tenente Colombo a Borgio Verezzi

Era il  1962 quando i due scrittori William Link e Richard Levinson inventarono pe un loro testo teatrale (Prescrizione assassinio) il Tenente Colombo. Il suo modo trasandato di vestire (l’immancabile impermeabile beige) e di muoversi, la esibita sfiducia nelle proprie capacità unita a una irritante insistenza su particolari apparentemente irrilevanti ne fecero subito un “personaggio”, tanto che  nel 1968 venne realizzato un film TV destinato a diventare il primo capitolo di una serie tra le più fortunate a livello internazionale.

Protagonista indiscusso fu sin dall’inizio l’attore Peter Falk che si è conquistato una fama straordinaria per la sua simpatia, per l’ironia con cui ha saputo vestire i panni dell’investigatore dalle origini italiane.

Ieri sera il tenente Colombo è approdato per la prima volta a teatro in Italia, al Festival di Borgio Verezzi.

Colombo, analisi di un omicidio, produzione Olivier & Friends e Jl Rodomonte Production, si avvale della regia di Marcello Cotugno e delle bellissime scene di Alessandro Chiti che proprio ieri sera ha ricevuto sul palcoscenico della piazzetta di Sant’Agostino  il Premio “Mulino Fenicio” per la scenografia de I due Papirealizzata la scorsa stagione.

Il testo tradotto e adattato da David Conati e Marcello Cotugno costituisce il punto di partenza nella storia di Colombo e ne evidenzia subito tutti quei caratteri che lo avrebbero reso famoso. Il pubblico conosce sin dall’inizio l’identità dell’assassino (in questo caso il dottor Fleming, un brillante psichiatra che con la complicità dell’amante, un’attricetta svampita si libera della moglie) e può divertirsi a verificare come, dubbio dopo dubbio, particolare dopo particolare Colombo riesca a tessere la tela e intrappolare il colpevole.

Una delle tecniche di indagine ricorrenti in Colombo è l’apparente distrazione con la quale pone “l’ultima domanda” quando sta già per ritirarsi. Link e Levinson raccontarono una volta che quella frase nacque per caso: durante la stesura del testo, una scena risultò troppo corta, ma i due autori non avevano né voglia né tempo per rimetterla del tutto in discussione. Ebbero così l’idea di apportare una piccola aggiunta con “Un’ultima domanda”. Una invenzione casuale che si è rivelata vincente.

La realizzazione dello spettacolo da parte del regista Cotugno è brillante, divertente. Il ritmo è incalzante e  il cast è eccellente. Nel ruolo del protagonista Gianluca Ramazzotti è bravissimo a non scimmiottare Peter Falk pur riprendendone naturalmente tutti i tic che lo hanno reso famoso. Con lui altrettanto bravi Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci e Ninì Salerno. E a sorpresa appare anche il mitico cane di Colombo, quello che il tenente e la moglie, non avendo trovato un accordo per il nome, chiamano semplicemente “cane”!

Lo spettacolo di circa due ore scorre godibilissimo e sarà ancora replicato questa sera e domani sera (ore 21,30). E’ l’ultimo appuntamento del cartellone in piazzetta: domenica e lunedì calerà il sipario sul Festival con lo spettacolo L’ombra lunga di Cenerentola realizzato nelle Grotte di Borgio Verezzi.

“É stato – ha commentato il direttore artistico Stefano Delfino – il festival che ha avuto il maggior successo in questi ultimi anni. In piazza Sant’Agostino, su undici spettacoli, ben nove hanno registrato sold out o pienoni, e anche per il prossimo, quello conclusivo nelle grotte di Borgio, sono stati aggiunti due turni a sera per andare incontro alle richieste del pubblico. Un’edizione da ricordare, per varietà, qualità ed elevato indice di gradimento degli spettatori, espresso con risate, applausi e commenti compiaciuti. Soltanto un paio, a sorpresa, gli appuntamenti meno seguiti, ma non meno validi, forse perché in calendario a metà settimana: Stanlio e Ollio, la proposta più complessa, che assemblava prosa, canto e danza; e Princesa, in cui Vladimir Luxuria ha destato comunque tanta emozione. In definitiva, non posso che  ritenermi soddisfatto: il risultato è andato oltre le più rosee previsioni”.