C’era una volta la musica: costruire un percorso musicale a partire da un albo illustrato. E’ il titolo di un libro pubblicato da Erikson e scritto da Lucia Carrea, giovane insegnante, laureata lo scorso anno in Scienze della Formazione Primaria all’Università di Genova. Il volumetto prende spunto proprio dalla sua interessante tesi (relatrice era la docente Anna Antoniazzi) che ho avuto il piacere di seguire nella sua stesura.
Faccio una premessa. Insegno da 45 anni e considero il mestiere del docente fra i più stimolanti perché nel metterti di fronte alle giovani generazioni costringe a una riflessione continua sul proprio modo di porsi e di presentare la materia affrontata. Ho insegnato nelle scuole medie di primo grado, in quelle di secondo grado, in Conservatorio e all’Università. E ho sempre provato una profonda ammirazione per i colleghi della primaria perché da loro dipende tutto il percorso successivo. Hanno una responsabilità enorme, spetta a loro prendere i bimbetti (che sono carte assorbenti incredibili ma non vanno mai delusi) e motivarli nel modo migliore perché anche in futuro siano studenti consapevoli.
Nel mio lavoro all’Università ho conosciuto molti “apprendisti” docenti di primaria davvero determinati a inventarsi una propria metodologia: a volte si tratta di un’aspirazione idealistica e poco pratica destinata a frantumarsi di fronte alla realtà scolastica spesso molto più dura di quanto si possa immaginare. A volte però emergono linee, soluzioni che denotano una volontà di cambiare nel concreto, di creare qualcosa di effettivamente nuovo e personale. Il bello di questa professione, del resto, è che pur in un contesto rigorosamente determinato, per certi aspetti si è “liberi” professionisti.
Lucia Carrea, un percorso di studi intenso fra Università e Conservatorio, si è dunque posta l’obbiettivo di costruire un percorso didattico nuovo per avvicinare i propri alunni alla musica. E ha individuato in un albo illustrato, o meglio nel “Wordless book”, lo strumento adatto ai suoi obbiettivi.
Il “wordless book” è un libro senza parole, in cui dunque la narrazione è interamente affidata alle immagini. E il potere evocativo delle illustrazioni è naturalmente grande, lascia spazio alla fantasia, anzi la stimola enormemente.
La Carrea, dunque, struttura il suo lavoro in quattro capitoli. Nel primo descrive il “Wordless book” portando la testimonianza di vari studiosi che hanno prestato e prestano attenzione particolare a questo strumento di conoscenza: «[Il libro senza parole] non conosce confini, età o sesso – ha scritto Walter Fochesato – Il bambino può leggerlo da solo, così come l’adulto e al tempo stesso l’adulto e il bambino possono leggerlo insieme, fianco a fianco, favorendo preziosi percorsi di incontro e di crescita».
Dopo aver inquadrato il problema (non semplice) dell’educazione musicale nella scuola primaria sul piano normativo, l’autrice passa nel terzo capitolo ad esporre il proprio progetto educativo che parte dall’utilizzo del libro senza parole Indovina cosa succede. Una passeggiata invisibile di Gerda Muller: «L’intenzione – ha scritto la Carrea – è insistere sulla connessione tra immagine e suono, al fine di scatenare processi empatici e affettivi che, nell’universo infantile, si esprimono attraverso il canale corporeo e strumentale e aumentare così la motivazione alla musica. I bambini, infatti, si immergono in un gioco in cui quello che conta non è vincere, bensì sorprendersi nella libera esplorazione delle proprie capacità in un’infinità di possibilità».
Partecipazione attiva, dunque, sviluppo della creatività individuale nella collettività attraverso uno strumento originale quale il Wordless book e sfruttando materiali didattici musicali come ad esempio parte dello strumentario Orff: “Nell’incontro con i bambini – annota ancora l’autrice – si comincia dalla lettura della storia ad alta voce per andare in seguito alla ricerca delle immagini a partire dalle quali si può sviluppare un discorso attraverso il linguaggio musicale». Chiarito il proposito viene esplicitata la programmazione che prevede quattro incontri di due ore l’uno per arrivare alla comprensione finale da parte dei bambini.
L’aspetto interessante del libro è che il progetto non è pura teoria, ma ha avuto un’applicazione pratica nella scuola di Serravalle dove la Carrea insegna. Si tratta dunque di una sperimentazione realizzata e la Carrea in chiusura tira le somme dell’esperienza.
Un libro, insomma, scritto molto bene, con chiarezza e che si raccomanda agli insegnanti interessati a una riflessione sulla didattica, non solo per sperimentare a loro volta il progetto, ma anche per trovarne magari un’applicazione in altri ambiti.