Pieranunzi e l’arte di manipolare

Pianista, compositore, arrangiatore, Enrico Pieranunzi si definisce “manipolatore”. Ed è in tale veste che ieri sera si è proposto al Carlo Felice, ospite della Giovine Orchestra Genovese, con il suo concerto dal significativo titolo Improclassica.

Con il supporto di due ottimi strumentisti (Luca Bulgarelli al contrabbasso e Mauro Beggio alla batteria), Pieranunzi parte da pagine del repertorio classico, isola temi a lui congeniali e, appunto, li manipola, trasformandoli in altro, in un’atmosfera jazzistica molto elegante e raffinata.

Simpatico affabulatore, Pieranunzi ha introdotto i singoli brani, soffermandosi qua e là, su curiosità e aneddoti, che hanno conquistato la platea, alquanto affollata nonostante il tempo proibitivo.

Si è partiti da Johann Sebastian Bach che probabilmente nella hit parade dei compositori del passato più amati dai jazzisti occupa il primo posto: d’altra parte la sua musioca “suona” magnificamente in qualsiasi modo e in qualsiasi stile. Dunque, una Siciliana per flauto trasformata in altro da Pieranunzi il quale, tuttavia, non rinuncia mai alla riconoscibilità del tema originale che nelle sue divagazioni, nelle sue variazioni, nelle sue improvvisazioni qua e là torna a rimarcare la sua importanza nel contesto del brano.

Poi si è passati a Satie e a Debussy: di quest’ultimo, fra i primi compositori francesi a guardare con interesse all’arrivo del jazz in Europa, ha proposto Golliwog’s Cakewalk che nell’evoluzione del discorso musicale è diventato Night and day.

Da segnalare anche la delicatissima “Pavana” di Faurè trattata da Pieranunzi con estrema raffinatezza.

Splendido affiatamento del gruppo, indubbie capacità dei singoli, con Pieranunzi che si conferma pianista di ammirevole versatilità: un concerto insomma assai piacevole che il pubblico ha accolto con calorosissimi applausi.