Innamorati con indiavolata ironia

In un vortice indiavolato di comicità e ironia, Goldoni tradisce il minuetto per il pop ma resta fedele ai colori eleganti del suo linguaggio,  a se stesso, alla sua visione del mondo e dell’arte. Gli innamorati nuova produzione del Nazionale di Genova in scena al Modena fino al 4 febbraio con regia di Luca Cicolella, è una storia di passioni, ripicche, gelosie che ruotano intorno a un tema tutt’altro che superato nella nostra società anche se diversamente risolto nei confronti degli anziani: la dipendenza economica dei giovani, i condizionamenti che ne derivano e che esasperano gli animi.

Per chi voglia metterla in scena, l’autore prepara un’impostazione binaria tra comportamenti razionali e pulsioni irrazionali: lo zio Fabrizio che sperpera la dote della nipote in cianfrusaglie spacciate per arte (Alessio Praticò abile anche nel declinare le note comiche su inflessioni dialettali); il nobiluomo Roberto che si fa avanti come pretendente ma alla dote non rinuncia (Igor Clerici in equilibrio ben giocato tra “garbo” e disincanto); Fulgenzio (degno avversario nel match con l’innamorata); Tognino (Bruno Ricci altra nota dialettale a stemperare la saggezza dell’amico sensale); Succianespole (Fabrizio Careddu, servitore che accompagna i matti di casa con bonario disincanto); Eugenia  (Giordana Faggiano tutt’altro che una gelosa “di maniera”, piuttosto una ragazza che convoglia l’istinto di ribellione  in esplosioni di incontenibile gelosia); la sorella Flaminia (Ilaria Martinelli  che si fa carico di portarla alla ragionevolezza con possibilità di una lettura non superficiale del personaggio);  Clorinda (Isabella Loi un tocco di ironia al ruolo della fatalona ieri e oggi).

Un momento dello spettacolo (Foto di Federico Picco)

 

Goldoni dice che in questa sua trama “C’è più verità che verosimiglianza”  e ammette , con finto pentimento autoriale che, a quanto vedranno gli spettatori, l’amore potrà sembrare un “ tremendo flagello”. E’ un suo doveroso invito di moderazione rivolto al  pubblico, non agli  interpreti, se è vero che,  per il ruolo della protagonista , scelse una primadonna spumeggiante quanto nota per i suoi capricci anche a sipario chiuso. E abbiamo appena detto che, in questa parte,  Giordana Faggiano  non si risparmia,  in una compagnia di corale e trascinante bravura. Della duttilità di tutti, non soltanto verbale ma gestuale, sarebbe stato un delitto non approfittare, soprattutto nella scena madre: un litigio che, durante una cena troppo incauta negli inviti, sfocia in rissa.  Goldoni la fa raccontare dai servi  che la spiano dal buco della serratura, qui invece esplode davanti agli occhi del pubblico: con una sventagliata nei movimenti di coreografici  di Claudia Monti che,  sotto le luci  Aldo  Mantovani, fanno roteare i costumi di Francesca Marsella  e volare gli arredi Kitsch dello zio,  pensati da Lorenza Gioberti.

Alla fine, tra  le risate, i sorrisi e gli applausi più che convinti,  si scioglie un dubbio: la poltrona vuota che troneggia sul libretto di presentazione non vuole dire che Goldoni è spodestato ma che, sia pure in abiti casual, si è pronti ad accoglierlo con tutti gli onori. Questa versione de Gli innamorati si colloca su una strada abbastanza frequentata in questi ultimi tempi, anche se rimettere mano al Settecento per farlo “nostro contemporaneo” è più difficile che intervenire su Shakespeare . Una presentazione di Goldoni in chiave contemporanea ha visto e vede schierati in prima linea, grandi registi e interpreti come Gabriele Lavia, Juri Ferrini e  Fabrizio Sinisi, ma Luca Cicolella allontana subito il sospetto di andare dietro a una moda.  Non è così. C’è del metodo in questo aggiornamento .