Teatro Carlo Felice, Vivaldi secondo Sardelli. Ed è subito trionfo

Verrebbe da dire Vivaldi secondo Vivaldi oppure Vivaldi secondo Sardelli, per ricordare il saggio speculativo e pratico dal direttore d’orchestra , musicologo, compositore e flautista che sa come emozionare il suo pubblico tenendo sempre grande rigore, anche quando vira su interpretazioni originali, proprio come nella serata del 22 febbraio al Teatro Carlo Felice di Genova. In lui il grande merito di dare una ricognizione sempre minuziosa al testo, con valore e attenzione costante, che cozza così contro l’erroneo luogo comune secondo cui la musica di Vivaldi sarebbe semplice e piana. Si entra così mani e piedi nel barocco. E non a caso il bis chiamato con insistenza dal pubblico è proprio l’Alleluja con la voce del soprano Roberta Mameli, di grande agilità e vibrante, accentuatissima espressività.

Piace il Concerto di Sardelli in do maggiore per archi e basso continuo sempre orientato, con sapiente spirito di scoperta, nelle terre barocche, che compie dieci anni. Preziosissimo l’Andante, entusiasmante il Finale che trascina e galvanizza. L’Orchestra del Teatro Carlo Felice dà il meglio di sé nella Sinfonia n. 20 in Re Maggiore K.133 di Mozart in 4 movimenti, scritta dal genio sedicenne. Del resto, tra quelle mozartiane, è forse la più stravagante e ben si attaglia all’istrionicità del grande direttore d’orchestra che sa valorizzare i fiati, ripropone in modo carezzevole gli archi e poi indirizza magistralmente i violini ovattati del secondo movimento. Incanta il minuetto debordante e il quarto movimento in 12/8 che chiude in piena dimensione di danza. In definitiva con Sardelli spazio alla grande musica e a Vivaldi in particolare. Con Federico Maria Sardelli i segreti del barocco risultano accattivanti anche per anche per chi, in sala è alle prime armi.

Peccato per l’interruzione dovuta al blackout in cui l’orchestra ha reagito proseguendo con qualche battuta, ma il guasto ha necessitato di pochi minuti per la risoluzione, rotti da un calorosissimo applauso. I più sagaci in sala hanno citato come responsabile dell’accaduto il fantasma del Carlo Felice, Leila, la figlia del liutaio di vico del Filo. Una presenza leggendaria che porta bellezza e mistero al teatro genovese.

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