Karma nello specchio del tablet

Prigioniere di uno spazio indefinito e di uno spazio disegnato da luci algide, due anime in pena cercano la felicità senza risparmiarsi colpi bassi. Con il sostegno di Gaia Aprea e Andrea Bosca, che prestano a questi spiriti una sensibilità grottesca e trasognata, a metà tra l’automatismo del robot  e un impasto di reazioni umanissime, Alessandro Maggi si conferma regista interessante e coraggioso.

Per questo suo nuovissimo Karma che ha debuttato alla sala Mercato del Modena a Sampierdarena in una coproduzione tra il Civico della Spezia , il Nazionale di Genova, il Teatro Stabile d’Abruzzo e Francioni produzioni, dipana un groviglio di reincarnazioni nel quale i personaggi cercano di scoprire se stessi e il proprio destino.

Il suo percorso artistico non è nuovo al gusto della scoperta e della proposta inusuale: un esempio per tutti L’odore assordante del bianco di Stefano Massini, in grande sintonia artistica con Alessandro Preziosi nella parte di van Gogh.

Il primo incontro con l’autore di Karma il catalano Xavi Morato è avvenuto grazie a Selezione naturale che ne ha fatto conoscere in esclusiva italiana l’ironia spiazzante.

Karma non è una passeggiata che lo spettatore può fare con  la testa tra nuvole,  anche se la terra sembra lontana: richiede molta attenzione  per seguire i continui cambi di identità dei personaggi che , nel passaggio tra diverse esistenze,  hanno sempre trovato il modo di incontrarsi un’altra volta rovinandosi la vita.

 Le conclusioni non si anticipano per non fare un torto alla suspence e va detto che,  prima di farsi un’idea sull’identità morale e psicologica dei due attraverso  queste metamorfosi, metafora dell’amore o di molti amori, lo spettatore è costretto a cambiare opinione più volte , magari ripensandoci dopo la battuta che ha appena sentito. Fa parte del gioco, in qualche passaggio richiede anche impegno,  ma ne vale la pena.

Lo spettacolo offre diversi spunti:  per ripensare ai cardini di molte religioni e filosofie orientali, per confrontarli con la condizione proposta secoli fa dai teologi  alle anime nel nostro Limbo,  ma anche per immaginare  come , in questa condizione, potrebbe irrompere una certa sensibilità del nostro tempo .

Il Karma raccontato da Morato. ha regole dettate da un’entità suprema che ci ricorda gli arbitri invisibili dei quiz televisivi. Come entrare nella sua testa e scoprire anche di più? Con l’aiuto o l’illusione del tablet, più funzionale alla scenografia di quanto non lo sarebbe lo smartphone perché,  per le sue dimensioni e la sua materia scenografica di specchio riflettente,  visibile dalla platea , rivela subito quanto i due siano concentrati sulla soddisfazione di un benessere personale. Per ottenere una destinazione migliore nella reincarnazione successiva, devono totalizzare un buon punteggio in quelle precedenti. Su questo punto si scatenano in un originale teatro della crudeltà e diventano concorrenti disposti a giocarsi il tutto per tutto.

Convincente come sempre Gaia Aprea che qui sembra divertita a esercitare la sua sensibilità anche musicale su qualche ritmo da fantasma- robot ; ben sintonizzato sia sul registro umano sia quello ironico -evanescente Andrea Bosca. Le scene e i costumi di Lorenzo Russo Rainaldo e le luci disegnate da Marco Palmieri assecondano la loro essenza di fantasmi contemporanei