Cervo, il Festival “Tra rigore e libertà” con Pietro De Maria

Venerdì 17 luglio, ore 21.30, Cervo, Piazza dei Corallini: la platea quest’anno è apparsa da subito molto diversa da quella delle immagini di repertorio della suggestiva location cui eravamo abituati. Nessun brulicare di colori, suoni e spettatori ammassati sulla gradinata e sulle scalinate, in attesa della magia…in compenso, una sala ordinata e ariosa, perfettamente organizzata nel rispetto delle normative anti-covid, con un numero di partecipanti ridotto di un terzo, che ha permesso agli astanti di godere in grande comfort e con un’insolita intimità, oltre che in sicurezza, dello splendido recital pianistico di Pietro De Maria che ha aperto la cinquantasettesima edizione del Festival.

“La platea è allestita secondo il rispetto delle norme attualmente vigenti e anche della circolare Gabrielli – spiega il Direttore tecnico della manifestazione Michel Balatti – abbiamo montato la platea completa anche dei posti che non verranno occupati. La biglietteria è gestita interamente online con un sistema provvisto di un algoritmo che scarta due posti ogni prenotazione per mantenere il metro di distanza: tra una fila e l’altra c’è un metro di profondità e in larghezza due posti vengono lasciati vuoti, tranne nel caso di conviventi. Felice e orgoglioso di poter dire che il nostro pubblico può anche scegliere il proprio posto online (possibilità garantita da poche manifestazioni al momento). Gli unici posti assegnati dalla segreteria sono quelli della gradinata, dotata di una cuscineria in materiale pvc sanificabile prima dello spettacolo”.

“Tra rigore e libertà” è il titolo della serata scelto da Pietro De Maria, resident artist a Cervo per il triennio 2018-2020. “Questi tre anni a Cervo sono stati per me un privilegio per diversi motivi: innanzitutto suono sempre con grande piacere su questo suggestivo palcoscenico naturale che è il sagrato della chiesa dei Corallini. Inoltre, in collaborazione con la Fondazione Géza Anda di Zurigo, abbiamo potuto garantire continuità anche alle masterclass. Infine la permanenza qui mi ha permesso di spaziare nei programmi dando loro un senso, creando percorsi”.
E il percorso di quest’anno inizia con Beethoven, ovviamente anche in omaggio al compositore tedesco nei 250 anni dalla nascita, avvenuta a Bonn il 16 dicembre del 1770. Purtroppo anche le celebrazioni beethoveniane hanno risentito del taglio dei concerti… “Beethoven non ne risente sicuro – scherza De Maria – anche se verrà celebrato un po’ meno del dovuto. Per quanto mi riguarda, sto portando avanti un’integrale delle sonate ed ho fatto per ora solo il primo concerto in due rassegne – Unione musicale di Torino e Società del Quartetto di Milano – perché i successivi sono stati cancellati a causa della pandemia, ma verranno recuperati in autunno”.

“Tra rigore e libertà” dunque, con pagine di Beethoven, Chopin e Liszt. Il titolo del percorso scelto per la serata da De Maria allude ad un periodo della cultura europea, il primo ‘800, in cui l’imperante spiritualismo rivendicava spazio per sentimenti, immaginazione ed originalità opponendosi al razionalismo del secolo dei Lumi, senza mai superarlo del tutto. E così come tra classicismo e romanticismo nascevano le opere di Goethe, Foscolo, Leopardi…anche le più belle pagine musicali dell’epoca si contraddistinguevano per rigore della forma e libertà dell’espressione individuale.
Un programma “da inaugurazione”, con pagine di grande effetto anche per il pubblico più vasto, come la “Sonata Al Chiaro di Luna” op. 27 n° 2, che ha aperto il recital. Denominata dallo stesso Beethoven “Sonata quasi una fantasia” l’opera, dedicata alla contessina Giulietta Guicciardi, allieva sedicenne del compositore, ha scaldato da subito l’atmosfera della serata e le mani di De Maria hanno saputo restituire con grande eleganza tutto l’afflato espressivo dell’adagio iniziale, la delicatezza intimistica dell’allegretto e l’impeto del presto.

Il cuore pulsante del concerto è stato indubbiamente il repertorio chopiniano, di cui De Maria è un grande interprete essendo stato il primo pianista italiano ad aver eseguito pubblicamente l’integrale delle opere in sei concerti: nelle Mazurke, 3 delle 59 scritte da Chopin per omaggiare la sua patria (op. 67 n° 4, op. 24 n° 2, op. 63 n° 3) il tocco di De Maria ha interpretato con calore e raffinatezza le strabilianti creazioni melodiche del compositore polacco. E così è stato per la Ballata op. 23 n° 1, l’intimo Notturno op. 55 n° 2 e soprattutto per il brillante Scherzo op. 31 n° 2.
L’ultima parte del programma, dedicata al virtuoso dei virtuosi, Franz Liszt, comprendeva pagine da “Soirées de Vienne” e da “Années de Pèlerinage” e si è conclusa con lo spumeggiante Studio 141 n° 3 in sol diesis minore detto “La Campanella”, costruito sulla melodia del movimento finale del Concerto per violino e orchestra n. 2 in si minore di Paganini: limpidezza e suono cristallino delle note sgranate con grande perizia tecnica hanno entusiasmato il pubblico. Applausi e tre bis per Pietro De Maria (Scarlatti, Sonata K 1 in re minore, Rameau, Les tendres plaintes, Schumann/Liszt,Widmung) che con questo concerto ha chiuso il suo triennio a Cervo ed aperto in bellezza la particolare edizione 2020 dello storico Festival.