L’Invito: solidarietà al mondo del Teatro

Nei giorni scorsi, intervistato da questo giornale, il regista e direttore di teatri Sergio Maifredi ha lanciato un appello alle Istituzioni perché non lascino soli non solo i Teatri, ma soprattutto, in questa terribile seconda ondata, gli artisti, i tecnici, tutti quei lavoratori non stabili che sono a casa  da mesi senza reddito e con la prospettiva di un difficile ritorno all’attività.

A quell’appello si unisce la redazione dell’Invito che esprime piena solidarietà a tutti i lavoratori dello spettacolo, sottolineando che il teatro, di prosa come di musica o di balletto è un bene irrinunciabile. Non è un caso che i Paesi in via di sviluppo investano in costruzione di Teatri che assolvono a una fondamentale funzione di aggregazione sociale e di crescita culturale.

 

Giulia Cassini

Il fuso dell’arcolaio da cui, come nelle favole, le musiciste non riescono a sottrarsi è il pre-concerto, il momento interminabile in cui si alza il sipario e tonfi sordi iniziano a rincorrersi nel petto. In epoca di “scongiuri covid”, di teatri chiusi e di streaming imperanti la preparazione all’evento che tanto lo rende speciale non manca solo al pubblico. C’è la crisi economica, devastante per gli artisti, ma anche il vuoto delle emozioni, di quella insicurezza iniziale nemica del pericolo e degli scivoloni che solo chi ha affrontato un palco conosce. E poi diventa (quasi) tutto prosaico. Per dirla con l’ironia da social del regista e attore Pino Petruzzelli in questi giorni più presente del solito su Facebook “Esiste una differenza tra l’attesa che precede una prima a teatro e quella che precede una trasmissione online? Sì, a teatro sarei rinchiuso in un camerino a concentrarmi, stasera invece sono ai fornelli”. Si perde la ritualità e quell’aurea di mistero, non solo dal profilo di chi sta comodamente in pigiama davanti all’ennesimo schermo, in cui tutto è immediato, tutto è “facile”..

 

Roberto Iovino

Era la primavera del 1970 quando, giovane liceale, andai a vedere Macbeth al Teatro Margherita. Fu una rivelazione. E l’emozione si ripeté pochi mesi dopo con un indimenticabile ciclo di concerti per le celebrazioni beethoveniane. Da allora sono innamorato del teatro e provo ancora, a distanza di cinquant’anni, una strana emozione quando il sipario si apre e si crea quel fantastico “dialogo” fra me spettatore e gli artisti sul palcoscenico. Un rapporto indispensabile che mi fa amare con il “teatro” tutte quelle persone che ogni sera, ognuno con una professionalità e un compito differenti, consentono a quel sipario di aprirsi per donare  un paio d’ore di rigenerante tuffo nella bellezza. A loro il mio grazie per quello che ci hanno dato finora e il mio incoraggiamento perché non mollino e possano tornare presto a far rivivere a tutti, sera dopo sera, l’irrinunciabile magia del teatro.

 

Clarissa Leonardini

Il nuovo calo dei sipari italiani mi ha colpito come una stilettata in pieno petto, sia perché la breve riapertura mi aveva riabituato alla bellezza dello spettacolo dal vivo, per cui la “crisi d’astinenza” è ancora più intensa, sia perché la decisione è stata presa senza evidenze scientifiche che la supportassero (e anzi con fior di dati che dimostravano che i teatri sono luoghi sicuri). Non intendo comunque indulgere in note polemiche, rendendomi anche conto della gravità e della complessità della situazione che viviamo. Desidero invece esprimere la mia vicinanza a tutti i lavoratori del settore, a tutti gli appassionati, e a tutti i giovani che stanno cercando di farsi strada in questo bellissimo ma intricato mondo. Speriamo davvero che l’ulteriore sacrificio almeno contribuisca a farci uscire al più presto da questa dolorosa emergenza, che verranno garantiti congrui contributi economici, che restando uniti riusciremo a far riconoscere a tutti l’importanza dei teatri e i diritti di chi ci lavora. E che finalmente noi dell’Invito.net potremo tornare a raccontare di platee piene, di applausi, di sipari che riaprono per non chiudere mai più.

 

Marco Pescetto

“Soave sia il vento/ Tranquilla sia l’onda

Ed ogni elemento/Benigno risponda

Ai nostri desir…”

(Lorenzo Da Ponte da Così fan tutte, W.A. Mozart)

Fiduciosi che il vento disperda il male oscuro che oggi colpisce tutti i lavoratori dei nostri teatri che ad ogni alzata di sipario, ci regalano sogni ed emozioni, stiamogli accanto perchè percepiscano che lottiamo con loro.

 

Paola Siragna

“Toglietemi tutto, ma non il superfluo”, diceva Oscar Wilde. E in questi giorni, in questi mesi, così difficili e strani, il confine fra necessità e beni “superflui” si assottiglia. In una realtà in cui la scuola “vissuta” sembra diventare “superflua”, i beni intellettuali vengono lasciati in fondo alla lunga catena di priorità che si fa sempre più vaga, confusa e soggettiva. Siamo reduci da una quarantena estenuante e da un’estate cha ci ha dato un’illusione di libertà. Una libertà finta, naturalmente, che abbiamo guardato da dietro un vetro. Ed ora che siamo in autunno inoltrato pare che nulla sia cambiato rispetto al maledetto febbraio 2020. Cosa sacrificare, dunque, per il bene della comunità? Sulla scuola si sta ragionando, cercando di aggrapparsi ai banchi con le unghie per non cadere definitivamente nella Didattica a distanza, che mortifica l’essenza educativa stessa, ovvero la relazione. Su teatri e cinema, nessun dubbio. L’arte è superflua. E così si prospettano, di nuovo, mesi di pseudo-reclusione, senza possibilità di svago al di fuori delle mura domestiche. Chiudere i teatri non ci salverà. Ci renderà tutti più lontani e aridi. Perché la cultura è vita. Agli amici artisti, attori, musicisti un pensiero di solidarietà. Quando ci rivedremo, il nostro applauso sarà ancora più forte.

 

Carla Viazzi

Le spalle al muro hanno sempre avuto il merito di costringerti a guardare avanti… fino a dove non ti aspetti, anche oltre l’orizzonte. Non li abbatti facilmente quelli che lo hanno imparato… A voi tutti il mio più potente applauso”