Sull’abisso della creatività con la “Revoluzione” di Allevi

Buio. Panico. Le dita tremano all’impazzata, tutto diventa nero e la testa incomincia a ronzare. Non capita solo ai comuni mortali, succede a tutti. Anche a quelli che per professione salgono abitualmente su un palcoscenico.  Dalla contrattura dei muscoli a quella della creatività c’è un solo modo per recuperare l’equilibrio mente-corpo. Estraniarsi e meditare.

Il protagonista di “Revoluzione. Innovazione, follia e cambiamento” di Giovanni Allevi per Solferino con prefazione di Massimo Sideri sente la necessità di rifugiarsi in una casa di campagna.  Un racconto filosofico sulla difficoltà di rompere la gabbia mentale che ci costringe in situazioni infelici o che rende aspro rompere lo status quo. Solo abbracciando l’inatteso è possibile vivere e riprendere con vigore il gesto artistico.  Pagine sulla follia del cambiamento, quel coraggio che porta al successo le start-up.

“Nell’innovatore- scrive Massimo Sideri- vive il senso della storia. E nella storia si cela sempre un contraltare, il senso del fallimento. Esserne consapevoli può essere doloroso”.  Da qui tratteggia la figura dell’artista e ritrae lo stesso Allevi: “ è il fisico delle particelle che non usa il microscopio, un filosofo seguace di Democrito che crede negli atomi e nel vuoto. Solo che non può spegnerli a piacimento come fossero una app alla Spotify”.

Persino mentre sente parlare una ragazza sull’aereo tutto è arte: Allevi sente l’altezza e la frequenza principale di quella voce femminile, un re diesis, e la connota come una “repercussio”, quella nota attorno a cui ruotavano le melodie del canto gregoriano, non la fondamentale detta “finalis”. Il musicista trova poi il ritmo di una gamba nervosa o lo schiamazzo di un do acuto in una zelante hostess.  Dal quadro iniziale si prosegue verso pagine inframmezzate da aforismi scritti a mano a caratteri giganti: “La mente, ormai stufa di mettere in ordine le immagini e le riflessioni secondo uno schema rigido di causa-effetto, si accorge di avere a disposizione uno scenario sconfinato in cui spaziare”, “Essere in anticipo è il problema dell’innovatore”, “Per essere temerari non è necessario avere un carattere estroverso” e così via.

Molto interessante il concetto di creatività totale, che va oltre la “quadratezza” della vita impostata e della ritmica (parere personale del musicista, non a caso le composizioni di Allevi sono spesso vorticose, come l’asimmetrico undici sedicesimi della famosa “Toccata”). Superare i limiti, le convenzioni, le regole può sembrare banale, ma Allevi sprona il lettore (e i suoi allievi) a prendere di  petto la vita. “La creatività – scrive il musicista- è il contrario della realtà: è qualcosa che ancora non c’è, è un’onda colorata di brillanti, è un evento imprevedibile che scuote le certezze e mette in discussione sistemi consolidati, è l’irrompere del nuovo nella consuetudine. Ma attenzione, una volta intuita una idea inconsueta, va alimentata con duro lavoro”.

Alcuni assiomi forse ce li saremo già ripetuti nel corso della nostra vita ( o ce li saremo sentiti ripetere dai genitori, dagli insegnanti, dallo psicologo o da un corso di yoga), ma Allevi li cala nella sua routine, nei successi e nei fallimenti o nelle “complicazioni” umane, come l’addormentarsi pensando alle sei permutazioni possibili di una melodia di cinque note ottenute dal centro con movimento orario a spirale.  Chi conta le pecore e chi utilizza passatempi meno evidenti. Aggiungeremmo alla latina  “unicuique suum”…

C’è altresì l’incertezza, la stessa dei nichilisti riassunta dal teologo David Maria Turoldo: “Ogni mattina inizia un giorno che non ha ancora vissuto nessuno”. Restano pure degli interrogativi, proficui, perché alla fine come dimostrò a suo tempo Gödel nel Teorema dell’Incompletezza esistono proposizioni “indecidibili” (e diremmo ben oltre la matematica) che non possono essere dimostrate né come vere né come false.