Francesca Dego e la magia del Cannone

“Questo violino è veramente unico e ha accompagnato Paganini in tutte le tournée europee, è il suono che ha ispirato Schumann, Schubert, Chopin, Goethe, Rossini… Quando ho avuto l’occasione di suonare questo violino in concerto al Teatro Carlo Felice di Genova e abbiamo discusso della possibilità di utilizzarlo per registrare un disco non potevo credere che sarebbe successo davvero… ma eccoci qui!”

Brillano di entusiasmo gli occhi della violinista Francesca Dego nel video mandato in onda ieri mattina alla presentazione in prima mondiale del suo nuovo cd intitolato “Il Cannone”, inciso per la Chandos Records con il celebre Guarneri del Gesù appartenuto a Niccolò Paganini e da lui donato alla città di Genova.

Un momento della presentazione a Palazzo Tursi: da sinistra Roberto Iovino, Francesca Dego e Barbara Grosso

 

La presentazione ufficiale in streaming

L’incontro, organizzato dall’Associazione Amici di Paganini in collaborazione con il Comune di Genova, si è tenuto nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune e del museo dove è custodito il prezioso strumento, ed è stata trasmessa in streaming per una platea nazionale ed internazionale.

Presente all’incontro l’Assessore alla cultura del Comune Barbara Grosso, che ha sottolineato l’importanza del cd nell’ambito di un più ampio progetto culturale che ruota intorno alla figura di Niccolò Paganini e del suo violino, e che comprende il riallestimento delle Sale Paganiniane di Palazzo Tursi, l’organizzazione del Premio Paganini nell’ottobre prossimo (mese in cui avranno luogo tra l’altro anche il Paganini Genova Festival, un Convegno internazionale di studi dedicato a Paganini e una masterclass tenuta dalla stessa Dego), e la creazione di un nuovo sito dedicato al Premio Paganini, nella speranza che queste iniziative possano diventare “uno strumento attraverso il quale Genova possa riconquistare quel palcoscenico internazionale dove merita davvero di essere”.

Ad intervenire subito dopo è stato poi Roberto Iovino, che in qualità di Presidente dell’Associazione Amici di Paganini ha introdotto la giovane violinista, ricordandone i numerosi successi che l’hanno portata ad essere tra i giovani violinisti più richiesti sulla scena internazionale, tra i quali viene ricordata anche la sua partecipazione al Premio Paganini nel 2008, quando si impose come la più giovane finalista partecipante e ottenne per questo il premio intitolato a Enrico Costa. “Proprio lì è iniziato un rapporto stretto tra Genova e l’artista, che nel 2019 ci ha regalato un bellissimo concerto nell’ambito del Paganini Genova Festival, prima occasione per lei per suonare il Cannone.”

Francesca Dego venerdì davanti alla teca che custodisce il Cannone

L’emozione della Dego

Un rapporto cresciuto e culminato nella realizzazione a fine 2019 dell’album, che, ha evidenziato Iovino, “mette insieme una serie di elementi estremamente interessanti: naturalmente prima di tutto l’altissima qualità interpretativa, poi una scelta molto intelligente dei brani, e infine la qualità della registrazione, che dà veramente la possibilità di gustare uno strumento meraviglioso com’è appunto il Cannone”.

Dopo i doverosi ringraziamenti a Comune, Amici di Paganini, alla Fondazione Enzo Hruby e all’Associazione “Musica con le Ali”, che hanno contribuito con un lavoro di squadra alla riuscita del progetto, con grande capacità comunicativa e divulgativa Francesca Dego ha trasportato il pubblico in un avvincente racconto del “dietro le quinte” dell’incisione: dall’emozione “passata” di vedere e prendere in mano per la prima volta il Cannone, realizzando il suo sogno di bambina, a quella “presente” di trovarsi di nuovo nel luogo dove ha registrato il cd (proprio il Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi), fino ai piccoli problemi tecnici dovuti a una via Garibaldi che in era pre-Covid era a tratti troppo trafficata e rumorosa per poter registrare.

 

Il programma

Molto interessante scoprire l’idea alla base della scelta del programma, che rappresenta un omaggio a Paganini, volto però a sottolineare “non tanto la sua produzione, quanto l’importanza della sua figura e della sua musica per tutti i compositori dalla sua epoca in poi”.

Si parte da Rossini, suo carissimo amico, che dopo la morte gli dedicò Un mot à Paganini, ovvero “una parola a Paganini”, brano elegiaco di raro ascolto che mette in luce il lato lirico ed “angelico” della personalità del violinista genovese, spesso oscurato da quello di “virtuosista diabolico”, e si arriva fino alla contemporaneità, per esempio con il brano di Carlo Boccadoro Come d’autunno, a lei dedicato, in cui l’inventiva paganiniana si collega idealmente a quella di altri illustri rappresentanti della cultura italiana quali Dante e Ungaretti.

Nel cd troviamo poi pagine paganiniane celeberrime come La Campanella dal concerto n.2 e il Cantabile in re maggiore, proposte rispettivamente negli arrangiamenti di Kreisler e di Carlo Boccadoro, e poi il brano di Kleiser Recitativo und Scherzo-Caprice, 3 Capricci di Paganini rivisitati da Szymanowski, The Red Violin Caprices di John Corigliano e A Paganini di Schnittke.

“Questa è insomma l’idea alla base, un excursus di omaggi a Paganini dalla sua epoca fino al 2019, l’anno in cui è stato inciso il cd” spiega Francesca Dego. “Per me è molto emozionante pensare che autori che così tanto si sono ispirati a Paganini e sono anche stati ossessionati dalla sua figura, probabilmente sarebbero stati profondamente commossi da questo tributo in cui la loro musica viene suonata con il suo violino. Credo che questo non solo sottolinei quanto sia stato importante Paganini nella storia della musica, ma anche quanto questo sia un grande strumento che viene valorizzato da ogni sorta di musica, anche quella contemporanea, e che sia quindi, a prescindere da Paganini, uno strumento che ha delle potenzialità uniche”.

Un momento del concerto tenuto da Francesca Dego con il Cannone nell’ottobre 2019 al Carlo Felice (foto Marcello Orselli)

Il Cannone

Proprio il violino di Paganini rappresenta un grande “protagonista assente” (in verità a riposo nella sua teca a poche porte di distanza), e nei loro interventi anche i liutai Alberto Giordano e Pio Montanari, curatori dello strumento, ne parlano come di una creatura dotata di una propria “anima” e una propria personalità. In effetti c’è sempre qualcosa di mistico nel rapporto con gli strumenti, sia per i musicisti che per i costruttori/restauratori: fondamentali sono la cura, il rispetto, la dedizione, l’ascolto attento, attraverso i quali si può arrivare davvero a un rapporto speciale, quasi simbiotico.

Il violino non è mai un oggetto “statico”, ma cambia e si plasma man mano che viene suonato, in un processo in bilico tra fisica e metafisica.

Proprio per questo, conclude Francesca Dego, “per un violinista il proprio strumento è la propria voce, quindi è come strappare piccoli pezzi d’anima di chi l’ha suonato precedentemente, sembra quasi di rubare qualcosa di molto privato, e senti il loro marchio, la loro presenza sullo strumento, nella maniera in cui vibra”. “Suonare il canone per me è la cosa più vicina che ci si possa immaginare a una seduta spiritica, a fare quattro chiacchiere con Paganini. Perché non possiamo sentire come parlava, ma il suono che sentiamo uscire dallo strumento è un connubio tra quello del violino e quello del violinista: quindi in realtà il suono che ho prodotto io sul cannone e quello che avrebbe prodotto Paganini sono veramente collegati in maniera indissolubile da questo strumento. È una cosa quasi incredibile da concepire e che da violinista sento molto profondamente”.