E gli archivi vanno… il fondo Sanguineti a Torino

L’ultimo in ordine di tempo è quello di Edoardo Sanguineti. E’ di pochi giorni fa la notizia che la famiglia dell’illustre poeta, traduttore e scrittore genovese ha concesso in comodato al Centro Studi Interuniversitario Edoardo Sanguineti dell’Università di Torino l’archivio contenente manoscritti, dattiloscritti e altri preziosi documenti sull’attività di Sanguineti.

Ancora una volta, dunque, Genova perde l’occasione di trattenere fondi unici. E’ già successo in passato. Citiamo tre casi, a titolo esemplificativo.

Una caricatura di Niccolò Paganini

Il triste destino di Paganini

E’ noto il trattamento non propriamente edificante riservato a Niccolò Paganini. Alla sua morte, accusato di empietà per aver rifiutato i sacramenti ebbe negata la sepoltura in terra consacrata e la sua salma, imbalsamata, vagò per anni fino a trovare riposo nel cimitero di Parma nel 1853, 13 anni dopo la morte. Nel 1876 fu trasferito nell’attuale tomba nel cimitero centrale di Parma. Non contenti di avergli negato il riposo post mortem, i genovesi pensarono bene di abbattergli anche la casa il che avvenne negli anni Sessanta del Novecento nel quadro di una trasformazione urbanistica alla quale fu sacrificato l’intero quartiere intorno al Passo di Gattamora dove appunto era ubicata la casa natale dei Paganini. Se la salma di Paganini viaggiò molto prima di trovare una sistemazione, altrettanto si può dire per i suoi manoscritti e i suoi documenti. Offerto dagli eredi allo Stato Italiano, da questi rifiutato, smembrato e acquistato da vari collezionisti finì sparso in varie città fra le quali Washington. I manoscritti musicali, in particolare, passarono attraverso varie mani fino a quando, era il 1972, li acquistò finalmente lo Stato Italiano che invece di girarli a Genova li depositò presso la Biblioteca Casanatense di Roma. E lì tuttora si trovano.

Il compositore genovese Luigi Cortese, figura autorevole nel panorama musicale del Novecento

Luigi Cortese, memoria del Novecento

Compositore di raffinata cultura, cresciuto alla scuola di Alfredo Casella e poi perfezionatosi nella Parigi effervescente degli Anni Venti, Luigi Cortese è stato il principale musicista genovese del Novecento. Una visione, la sua, appartata, lontana dai clamori delle avanguardie, ma sostenuta da una solida preparazione. Alla ricca vena compositiva (in evidenza la lirica per voce e pianoforte che ne rimarcava le passioni letterarie) affiancava per tutta la vita una intensa attività organizzativa e didattica. Primo direttore artistico del Teatro Comunale dell’Opera di Genova, per diversi anni eccellente direttore dell’allora Liceo musicale “Niccolò Paganini” (successivamente trasformato in Conservatorio statale), Luigi Cortese fu tra i fondatori del “Premio Paganini” che diresse dal 1954 al 1976, l’anno della sua morte. La sua molteplice attività lo mise in relazione con alcune delle personalità più autorevoli del suo tempo da Luigi Dallapiccola a Gianandrea Gavazzeni, senza dimenticare i musicisti conosciuti da giovane come Casella, Roussel, Ravel, Cortot. Alla sua morte, la vedova Giuliana Gabanizza ha mantenuto per anni il prezioso archivio in casa, formato da partiture, manoscritti, lettere, documenti vari. Poi per evitare che alla sua scomparsa tutto potesse disperdersi, ha costituito un fondo e l’ha donato alla Fondazione Cini di Venezia. Un ulteriore perdita importante solo in parte riscattata dalla recente decisione degli eredi della vedova di cedere la biblioteca musicale al Conservatorio “Niccolò Paganini” che l’ha naturalmente accolta con entusiasmo.

 L’archivio di Faber

Non si può poi dimenticare che l’Archivio di Fabrizio De Andrè è custodito nella Biblioteca di Area Umanistica di Siena. Cantautore amatissimo dai suoi concittadini e lui stesso fortemente legato alla città, Faber ha cantato la sua Genova in decine di canzoni, ha ottenuto un successo inaspettato e clamoroso con Creuza de ma che è l’inno più suggestivo e affascinante alla mediterraneità. Al suo funerale si è mobilitata l’intera città. Ma anche in questo caso la memoria la si è trasferita da un’altra parte.

Sanguineti in occasione di una sua conversazione al Conservatorio Paganini

 Il fondo Sanguineti

Il Fondo Sanguineti si rivelerà preziosissimo per gli studiosi. Uomo di profonda cultura e di interessi quanto mai diversificati, Sanguineti era un intellettuale curioso e per questo aperto a ogni forma di collaborazione e sperimentazione. Il Conservatorio “Niccolò Paganini” ha nella sua biblioteca una sezione dedicata a partiture scritte su versi di Sanguineti e generosamente donate da vari compositori subito dopo la improvvisa scomparsa del poeta nel 2010. L’attività di Sanguineti traduttore e “librettista” (o paroliere, perché anche di canzoni si è occupato con ironia e divertimento)  lo ha portato a frequentare artisti di estrazione differente. Di tutto ciò l’archivio è testimone vivo e bene ha fatto la famiglia ad affidarlo a un Dipartimento (quello di Studi Umanistici dell’Università di Torino) che su iniziativa di Donato Pirovano e di Clara Allasia  da tempo aveva mostrato interesse e si è rapidamente attrezzato per accogliere nel modo migliore il prezioso materiale.

Se da un lato si deve dunque applaudire all’iniziativa che contribuirà alla conservazione di un patrimonio prezioso di materiali che trattano degli argomenti più vari (dalla letteratura al cinema, dalla musica alla politica) , dall’altro spiace constatare che ancora una volta l’eredità culturale di un insigne artista genovese viene conservata lontano dalla sua città.