Ieri a Palazzo Tursi ha preso il via la Rassegna di Primavera – GEMS à la Paganini, organizzata dall’associazione Amici di Paganini, che approda quest’anno alla sua decima edizione, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia.
Prima protagonista di questa serie di appuntamenti, finalmente di nuovo dal vivo, è stata Fabiola Tedesco, considerata una delle più interessanti musiciste italiane della sua generazione, vincitrice di numerosi concorsi nazionali ed internazionali e con alle spalle collaborazioni con illustri musicisti quali Giovanni Sollima, Francesca Dego, Gloria Campaner, Martin Owen e Mattias Johansen.
Il programma proposto era incentrato su tre compositori, Bach, Paganini e Ysaye, che in modo diverso hanno svolto una ricerca approfondita sul violino e sulle sue potenzialità, esaltando soprattutto l’elemento virtuosistico.
Di Bach è stata proposta la Seconda sonata per violino solo, che richiede all’esecutore molta espressività e il cui virtuosismo si esprime non solo nella velocità del secondo e del quarto movimento, ma anche nella scrittura peculiare che fa sì che il violino quasi concerti con sé stesso, creando l’illusione di un dialogo tra più strumenti.
Non poteva naturalmente mancare Paganini, che non solo presta il suo nome alla rassegna, ma è il più grande violinista di tutti i tempi, di cui sono stati eseguiti il Capriccio n.5, n.11 e il celebre n.24. Il virtuosismo insito in questi brani, sebbene il n.11 risulti più cantabile ed espressivo, è ben noto, portando lo strumento a raggiungere le sonorità più estreme ed originali.
Infine un altro violinista e compositore, Ysaye, di cui abbiamo ascoltato la Sonata n.5, che fa parte di un gruppo di sei sonate ognuna delle quali dedicate ad un celebre violinista coevo del compositore (quella presentata questa sera era dedicata a Matthieu Crickboom).
Questo brano vede due movimenti contrapposti, L’Aurore, dall’inizio quasi sospeso e che evoca un paesaggio quasi idilliaco, e Danza rustica, decisamente più concitato, caratterizzato da variazioni di ritmo repentine, che fanno perdere l’orientamento all’ascoltatore, risucchiandolo nel vortice di questa danza sfrenata.
Un excursus quindi dall’elegante Barocco, al romantico ‘800, fino al ‘900, concettuale e sperimentale.
La Tedesco è indubbiamente interprete di ottime abilità, che ci ha convinto particolarmente nell’interpretazione di Ysaye, dov’è riuscita a trovare una morbidezza ed un’espressività maggiore rispetto ai brani degli altri compositori, dove ci è parso in alcuni momenti di avvertire qualche rigidità e pesantezza negli accenti, un po’ troppo marcati soprattutto in Bach.
Questo non ha in alcun modo inficiato la resa complessiva del concerto, che ha intrattenuto il pubblico per quasi un’ora, senza che l’attenzione e l’interesse calassero, ma anzi suscitando un sincero e sentito entusiasmo, tributatole con vivi applausi in conclusione del concerto.
Una bella serata dunque, in compagnia di ottima musica e fa piacere sia stata interpretata da una giovane talentuosa, che non dubitiamo abbia davanti a sé una brillante carriera.