Ridere fa bene e lo fa ancor di più sotto la guida di Solenghi

Non si poteva che intitolare La risata nobile lo spettacolo presentato da Tullio Solenghi in programma al teatro Duse dall’ 1 al 6 giugno, perchè Solenghi è il nostro”nobile” della risata.

Entrato in scena aprendo con il sonetto più noto di Cecco Angiolieri “S’i fossi foco”, l’attore ha condotto il pubblico in un excursus millenario della risata recuperando gli autori che hanno fatto della comicità la forma più elevata e civile di rivoluzione: da Aristofane a Boccaccio, da Achille Campanile a Ennio Flaiano, da Umberto Eco a Woody Allen fino a chiudere con Paolo Villaggio e il suo Fantozzi.

Con grazia e maestria Solenghi ci ha regalato quella che è la vera prova per un attore : il teatro comico, in tutti i suoi diversi stili e linguaggi, in tutte quelle sfacettature volte ad indagare l’esistenza umana con lo sguardo arguto dell’ironia. Cosa non facile soprattutto  perchè i testi comici antichi erano spesso inclini ad una certa volgarità. Ma Solenghi non è mai nè volgare nè grossolano, neanche quando le parole sono grosse, proprio quelle là…

Come sempre recita con una naturalezza tale da poterlo scambiare veramente per un rozzo contadino del ‘500 o per un gran signore dell’800 come Oscar Wilde. Tutto in lui è spontaneo: gesti, smorfie, parole, persino quando riproduce esattamente la voce di Villaggio in alcuni passagi del libro Fantozzi .

Nello spettacolo L’attore geneovese non ha dimenticato di menzionare il suo debutto nel 1967 proprio al Duse con la Scuola del Teatro Stabile comunicando agli spettatori  che tornare su quel palco vuol dire piacere ed emozione allo stesso tempo. Dopo quel saggio di fine anno sono passati davvero tanti anni e tanti sono stati i successi a seguire per Tullio che, con il Trio, ha riscontrato forse la fama maggiore. Ma a noi piace anche ricordarlo nel Moscheta del Ruzante andato in scena nel 2012 al Teatro della Corte con la regia di Marco Sciaccaluga e ne “I ragazzi irresistibili” del 2014 accato ad Eros Pagni sempre diretti  da Sciaccaluga per il Teatro Stabile di Genova.   Ed è ai sui amici Repetti e Sciaccaluga che ha voluto dedicare la serata.

Tullio Solenghi in un momento dello spettacolo

 

«Sulla scomparsa della Commedia di Aristotele, Umberto Eco ha concepito un best seller come Il nome della rosa, dove un frate è disposto a uccidere pur di evitare che si diffonda il potere incontrollabile della risata» dice un passaggio dello spettacolo. Certamente il potere eversivo della risata l’ha spesso resa ostica ai potenti,  ma se nel Medioevo tutto ciò che faceva bene era condannato, noi sappiamo quanto invece azioni come “ridere” facciano solo bene alla salute. Anche Lord Byron definiva la risata una medicina potente e gratuita, come il grande Chaplin affermava spesso che un giorno trascorso senza sorridere è un giorno perso. Di ridere dunque c’è sempre bisogno, soprattutto in questo periodo. Ed allora consigliamo vivamente lo spettacolo di Sergio Maifredi e Tullio Solenghi prodotto da Teatro Pubblico Ligure, uno spettacolo nato ben prima del covid – come dichiarato dallo stesso Solenghi – ma che sembra propizio per innalzare lo spirito e alleggerire la mente, componenti essenziali di quella famosa difesa immunitaria che di questi tempi tanto viene auspicata.