RAI 5: ancora domani “Sogno di una notte di mezza estate” di Neumeier

La storia del balletto ci insegna  che la drammaturgia è sempre stata una delle fonti predilette dai grandi nomi della coreografia del XX secolo e Shakespeare è senz’altro l’autore che, più di altri, ha portato i geni della danza a spingersi in originali rivisitazioni. Rivisitazioni tutte accomunate dal desiderio di reinterpretare attraverso i fluidi passi della danza quelle storie e quei sentimenti  che hanno fatto grande l’opera  del drammaturgo inglese.

Memorabili le coreografie di John Cranko e di Sir Kenneth McMillan rigurdanti Romeo e Giulietta, sempre di Cranko e poi di Maurice Bejart  La Bisbetica domata fino a giungere al mondo onirico di Sogno di una notte di mezz’estate. L’opera più fantastica ed allegorica di Shakespeare fu visitata per la prima volta da Marius Petipa nel 1877, poi ci fu Mickail Fokine nel 1902, ed ancora David Lichine nel 1933, George Balanchine nel 1962, Sir Frederick Ashton nel 1964, Heinz Spoerli per il Balletto di Basilea nel  1975, per arrivare a John Neumeier nel 1977, che trasforma questo dancedrama in un esempio di “teatro di regia” coreutica inserito fra la partitura di Mendelssohn, la musica elettronica di Ligeti e le arie della Traviata di Verdi.

La sua versione in onda su Rai 5 giovedì scorso con replica domani, domenica, alle 18.45 ( registrata lo scorso anno) gioca tutto sull’equilibrio tra realtà e sogno. Nel Sogno di Neumeier la trama si addentra in un’analisi della psicologia femminile còlta nel delicato passaggio dalla fase adolescenziale a quella adulta poi sancito dalle nozze delle tra coppie: Ippolita e Teseo, Erminia e Lisandro, Elena e Demetrio.

Il direttore del Balletto di Amburgo rimase colpito ed influenzato dal Sogno che Peter Brook realizzò nel 1970, in cui il regista inglese sdoppia alcuni dei personaggi come Ippolita, regina delle Amazzoni e futura sposa di Teseo, che diviene anche Tatiana, sovrana delle fate, e come Teseo, duca di Atene, che impersona anche Oberon, re degli elfi. E così la sua lettura prende spunto da quella di Brook, perfettamente rievocata dalle scenografie e dai costumi di Jurgen Rose, che si riverbera nel linguaggio neoclassico di un elegante ballet d’action, in cui vanno a sovrapporsi piani spaziali e temporali, non sempre di facile comprensione, ma senz’altro di grande effetto visivo. Neumeier  assegna a Filostrato, cerimoniere di palazzo anche il ruolo di Puck, il folletto birichino della foresta incantata che abilmente annoda per poi dipanare i fili della sua fabula psicanalitica. Così come il “sogno” della timorosa e perplessa Ippolita nella foresta incantata prima del matrimonio, si trasforma in un’iniziazione ai giochi d’amore di cui la fanciulla aveva intuito la natura nelle schermaglie amorose di Elena ed Erminia con Lisandro e Demetrio.

La partitura di Felix Mendelssohn (titolo originale Ein Sommernachtstraum) scritta dal compositore nel pieno della sua maturità (ma recuperando l’Ouverture che aveva scritto all’età di soli diciassette anni), e da molti considerato il suo capolavoro, appartiene a un genere del tutto particolare della musica romantica, quello delle musiche di scena scritte per il teatro drammatico. Un genere ibrido, in effetti, che per via della presenza dell’orchestra è imparentato con la Sinfonia e con tutto quanto di nobile e di «importante» siamo abituati ad associare alla scrittura orchestrale, ma che si collocava, in realtà, in un territorio molto più effimero e occasionale, nascendo come supporto sonoro per una particolare rappresentazione teatrale, come musica «funzionale» . Peccato che nell’operazione di Neumeier troppo spesso sia stata abbandonata, come nel caso dell’organetto che propone  le arie più famose della Traviata su cui si articola la pantomima di Piramo e Tisbe ad opera della compagnia di artigiani “en travesti”.

Neumeier, maestro nel ritrarre la psicologia di personaggi , delinea perfettamente Elena, carina e petulante che dietro  a quegli occhialetti neri ci resta male al disinteresse dell’ufficiale Demetrio, così come la fresca e sognante  Erminia che con dolcezza e bei modi cerca di contenere l’esuberanza di Lisandro. Ed è attraverso questi quattro personaggi  che il coreografo di Amburgo fra assoli, trii e quartetti, racconta il complicato scambio di partner. La selva magica non si serve delle musiche di Mendelssohn  ed è invece disegnata da quelle elettroniche di Ligeti. Vengono abbandonati i costumi classici a favore di calzamaglia argentea con calotta fosforescente. Fate ed elfi danzano in un paesaggio costellato di luci metalliche, con alberi luminosi immersi in una colonna di fumo.

Ancora una volta i danzatori dell’Hamburg Ballet dimostrano tutta la loro alta preparazione. Ottima la coppia Anna Laudere e Edvin Revazov, che sia nelle sembianze dei sovrani, prima terreni e poi divini, sfoderano loro tecnica impeccabile nei bellissimi passi a due costruiti da Neumeier.  Lo stesso si può affermare riguardo Alexandr Trusch che dal ruolo di Filostrato  passa abilmente a quello furfantesco e maldestro di Puck. Deliziosi Jacopo BellussiMadoka Sugai, i freschi innamorati Lisandro ed Erminia, così come Helene Bouchet e Karen Azatyan in Elena e Demetrio. Ottimo anche da un punto di vista attoriale Marc Jubete nel ruolo di Botton, prima uomo e poi asino frutto dell’incantesimo di Puck.

A suggellare la comunione tra realtà e sogno, Ippolita/Tatiana e Teseo/Oberon si ritrovano abbracciati nel bosco incantato e così cala il sipario su questo classico del repertorio ballettistico del secondo Novecento, che sia pur non reggendo il confronto col capolavoro balanchiniano è senza dubbio da vedere.