Politeama Genovese: il divertente Moliere di Solfrizzi e Galantini

Si ride di gusto al Politeama Genovese dove ieri sera è andato in scena Il malato immaginario straordinario testo di Molière che sarà replicato ancora stasera.

Un bello spettacolo davvero firmato per adattamento e regia da Guglielmo Ferro  con le scene di Fabiano Di Marco e i costumi di Santuzza Calì. La produzione è della Compagnia Molière con lo Stabile di Trieste in collaborazione con il Teatro Quirino di Roma.

Il malato immaginario è propriamente una comèdie-ballet, forma tipica del teatro francese dell’epoca che prevedeva dunque la prosa alternata a quadri musicali e danzati come era nel gusto della Corte di Versailles. Molière attacca la classe dei medici, portatori di un sapere falso, venditori di fumo con le loro pozioni magiche, nella fattispecie le decine di purganti che assillano il povero Argante, protagonista del lavoro. In realtà il commediografo non è contro la scienza, ma la falsa scienza, tanto è vero che mette in ridicolo il medico che attacca i sostenitori della “tesi circolatoria” (il sangue non circola, è una invenzione delle nuove teorie destinate a cadere nell’oblio!). Altro elemento di interesse il ruolo giocato dalla servetta Tonietta, vero deus ex machinadell’intreccio drammaturgico. In un’epoca in cui il ruolo della donna nella società era decisamente circoscritto a quello di moglie e madre con limitati margini di azione, Tonietta è l’esempio della ragazza vivace, intelligente, capace di prendere le contromisure necessarie a far trionfare i propri piani a favore della povera Angelica destinata a un matrimonio infelice. E’ la tipica servetta del teatro comico quale ritroveremo poi nell’opera italiana settecentesca: si pensi alla Serpina della Serva padrona o alla Despina di Così fan tutte.

Nella sua rilettura, Guglielmo Ferro ha puntato sugli aspetti comici con alcune gag che accentuano, con gusto, un clima buffonesco: si pensi alla dettatura del testamento e ad alcuni passaggi in cui si  coglie un garbato omaggio all’arte di Totò.

La compagnia durante lo spettacolo

 

Il tutto, però, come si diceva con intelligenza e gusto in un meccanismo teatrale piacevolmente scorrevole e vivace, anche per la bravura di tutto il cast.

Nel ruolo di Argante c’era Emilio Solfrizzi, noto al grande pubblico per alcune fiction televisive di successo (Tutti pazzi per amore) e per alcuni film di cassetta (Femmine contro maschi). Solfrizzi è stato un Argante perfetto nei tempi comici, misurato, simpatico.

Al suo fianco una splendida Lisa Galantini ha vestito con naturalezza e ammirevole verve i panni della servetta: bravissima poi nel restituire il falso medico dalla parlantina sciolta in un misto di spagnolo e latino.

Bene anche tutti gli altri,  da Rosario Coppolino (il fratello di Argante) a Antonella Piccolo (Bellonia), da Sergio Basile (i dottori) a Viviana Altieri (la figlia Angelica), da Cristiano Dessì (Cleante lo spasimante di Angelica) a Cecilia D’Amico (Luigina) per finire con Luca Massaro (Tommaso) che ha ottenuto applausi convinti a scena aperta per la sua interpretazione dello sciocco Tommaso, figlio del dottore.

Accoglienza calorosissima da parte del pubblico. Stasera, si diceva, la replica: da non perdere.