La scomparsa di Massimiliano Damerini

Sarà aperta oggi pomeriggio alle ore 16,30 al Carlo Felice la camera ardente per Massimiliano Damerini, il grande pianista genovese scomparso improvvisamente ieri all’età di 72 anni. Domani alle 15 si svolgeranno i funerali nella Chiesa della Consolazione.

Erano i primissimi anni Settanta quando, superato l’esame di maturità, mi iscrissi nel corso di composizione al Conservatorio “Niccolò Paganini”. Nella classe del M° Sergio Lauricella mi trovai circondati da un gruppo di studenti quasi tutti ormai vicini al diploma, dai quali avevo tantissimo da imparare. Fra questi, in particolare, c’era un giovane pianista (allievo della solida scuola di Martha Del Vecchio) che proprio allora, vincitore di un Concorso nazionale, stava avviando la sua carriera professionale e che aveva una lettura a dir poco stupefacente: gli si metteva davanti un qualsiasi spartito (anche capovolto) e lui eseguiva senza problemi. Si chiamava Massimiliano Damerini e parlarne oggi al passato fa davvero male.

Damerini è stato prima un compagno di studi, poi per decenni un collega e un amico.

Ed è stato, naturalmente, un artista di prim’ordine. La facilità di lettura di cui si diceva si accompagnava ad una acuta capacità critica di analizzare la partitura musicale. In questo lo studio della composizione lo aveva certamente aiutato e indirizzato all’esecuzione della musica contemporanea.

Damerini detestava ogni tipo di etichetta e in particolare rifiutava quella che gli era stata appioppata assai presto: il pianista della musica contemporanea. Il fatto è che con lui i grandi autori del nostro tempo andavano tranquilli, qualsiasi pagina scrivessero, lui la risolveva e restituiva. Così quante prime esecuzioni e quante collaborazioni con Sciarrino, Berio, Donatoni, Kurtag. Fra le tante incisioni lasciate da Damerini si può segnalare “Piano XX” in cui il nostro artista ha lasciato esemplari esecuzioni di Berg, Berio, Bussotti, Ives, Sciarrino, Stockhausen, ma anche Debussy, Bartok, Rachmaninov, Ravel, Stravinskij. Il primo e l’ultimo Novecento. E non solo. Damerini ha spesso guardato indietro, affrontando Mozart, studiando da angolazioni originali Chopin, incidendo Schubert fino all’ultima fatica, conclusa proprio poche settimane fa: l’incisione integrale delle Sonate di Beethoven realizzate con la collaborazione del figlio Luca come tecnico del suono.

Ci teneva molto Massimiliano a questa ultima produzione. Me ne aveva parlato con passione sottolineando la ricerca del suono e la sua volontà di cercare una propria, autonoma lettura delle monumentali sonate beethoveniane.

Cittadino del mondo, Damerini era e si sentiva profondamente genovese:

“Genova – mi aveva detto alcuni anni fa nel corso di una intervista – ha significato per me tante rinunce. Quando da giovane mi fu prospettata l’ipotesi di andarmene da questa città e magari anche dall’Italia per intraprendere la carriera, non me la sentii, perché qui sono le mie radici e qui mi trovo splendidamente. Amo questa città, il suo clima …”.