Premio Paganini: vince Simon Zhu

Si chiama Simon Zhu, ha 22 anni, è tedesco di origini orientali. E’ il nuovo vincitore del Premio Paganini, il terzo proveniente dalla Germania dopo il trionfo, trent’anni fa, di Isabelle Faust e la vittoria nel 2010 di Setafan Tarara.

La 57° edizione del Concorso intitolato al grande violinista genovese, si è dunque conclusa ieri sera, con l’affermazione del candidato rivelatosi, fra i finalisti, certamente il più maturo e solido: esemplare il suo Concerto n.1 di Paganini (non a caso premiato anche con il premio speciale offerto dalla Fondazione Pallavicino alla migliore esecuzione del Concerto paganiniano) per brillantezza tecnica, ma anche per il respiro melodico e la cantabilità degli slanci più “operistici” (si pensi al secondo movimento). Ci aveva, a dire la verità, convinto un po’ meno, Zhu, nel Concerto di Brahms.

Va ricordato che, novità di quest’anno, la finale si è svolta in due fasi nettamente distinte: la fase A (mercoledì scorso) ha impegnato i sei concorrenti ammessi nella concertazione ed esecuzione di un Concerto di Mozart); nella B, quella appunto di venerdì, i tre promossi si sono giocati il tutto per tutto in una maratona faticosissima.

Un momento della esibizione di Zhu con l’Orchestra diretta da Michele Gamba

 

Accompagnati dall’Orchestra del Teatro diretta da Michele Gamba, i tre violinisti, tutti ventiduenni, hanno infatti dovuto cimentarsi in una doppia esecuzione: un Concerto di Paganini e un altro Concerto (Cajkovskij o Brahms). Una doppia esecuzione che in passato si svolgeva nell’arco di due giornate e che ora è stata concentrata in un unico pomeriggio: una prova, dunque, ostica non tanto sul piano fisico, quanto mentale. E, a nostro parere, nessuno dei tre ha assicurato lo stesso altissimo livello esecutivo in entrambe le prove, pagando probabilmente un comprensibile stress.

Ciò non toglie, naturalmente,  nulla né al vincitore, eccellente, né agli altri due che hanno meritato ampiamente l’accesso alla finale.

Giuseppe Gibboni applaude Simon Zhou

 

La Giuria presieduta da Salvatore Accardo e formata da Ilya Grubert, Michael Guttman, Regis Pasquier, Christopher Reuning, Maxim Vengerov e  Reiko Watanabe ha assegnato il secondo premio a Jingzhi Zhang, cinese di 22 anni: brillante ma non trascinante sul piano espressivo in Paganini, eccellente invece in Cajkovskij, risolto con intenso spessore interpretativo. Terzo infine l’altro ventiduenne cinese, Qingzhu Weng.

La classifica era completata dal quarto posto di Hawijch Elders, olandese, 25 anni, dal quinto di Koshiro Takeuchi, giapponese, 18 anni e dal sesto di Haram Kim (Corea del sud), 25 anni.

Zhu oltre al compenso di 30.000 euro, avrà il privilegio di poter suonare il Cannone, il mitico Guarneri del Gesù appartenuto a Paganini e sarà invitato da numerose Società di concerti e Teatri, italiani e stranieri, per concerti premio. La novità più interessante dell’edizione appena conclusa, riguarda infatti l’alto numero di concerti offerti al vincitore, oltre settanta, un record ottenuto dal direttore artistico Nazzareno Carusi.

Koshiro Takeuchi, 18 anni, ha ricevuto il premio intitolato a Enrico Costa (2.000 euro) e destinato al più giovane finalista e quello dell’Associazione Paganini (2.000 euro) per la migliore esecuzione del brano contemporaneo nelle prove eliminatorie.

Infine il Premio alla memoria di Mario Ruminelli, stabilito sulla base di una votazione del pubblico, è stato assegnato a Zhang.

Una annotazione finale. Nei discorsi che si sono susseguiti durante la cerimonia finale di premiazione, è stato sottolineato a più riprese il “rilancio” internazionale del Premio. Grazie a un investimento economico particolarmente importante, il Comune ha deciso di puntare molte carte su Paganini e questo è assolutamente lodevole. Il Premio ha oggi una propria sede autonoma, uno staff a sé, più mezzi economici per la sua promozione e per la comunicazione. Tuttavia il Concorso in sé non aveva necessità di un “rilancio” perché è sempre stato in ottima salute, conosciutissimo e apprezzato all’estero, e lo dimostrano i dati delle ultime edizioni che hanno visto laurearsi artisti di alta levatura, ultimo dei quali il nostro Giuseppe Gibboni.