Palazzo Ducale, Artemesia tra coraggio e passione conditi “pulp”

Artemisia Gentileschi, prima donna ad essere ammessa in un’Accademia d’arte, la prima ad essere riconosciuta come artista, la pittrice che scelse di fare della sua passione per l’arte la sua ragione di vita è al centro della mostra di Palazzo Ducale. Il titolo della mostra “Artemisia Gentileschi, coraggio e passione” dà qualche falsa speranza, a partire da quella di dare finalmente una direzione altra della vita di Artemisia, per troppo tempo identificata in larga parte come vittima di violenza e parte di un processo. Se la mostra è di indiscusso valore, con circa 50 opere dell’artista e la bella sezione “I caravaggeschi genovesi”, che riconosce il giusto sostegno di Enti e numerosi partner, dall’altra parte a livello concettuale, come scelta strettamente curatoriale, appare fin troppo spettacolarizzata e insistita sullo stupro. Ci appaiono dunque perlopiù fondate le critiche di alcune studentesse dell’Università di Genova, di operatori di settore e storici dell’arte che hanno puntato il dito contro una riduzione dell’artista al proprio trauma dall’evento in sé raccontato nelle due stanze multimediali (prima ricordando lo stupro subito dal collaboratore del padre Agostino Tassi e poi con una sala in cui il racconto emerge a 360 gradi con dettagli che si potevano evitare e le pareti che si tingono di rosso sangue o di lumini con una sorta di celebrazione del dolore, che urta la sensibilità di molti) alla sezione intitolata “la vendetta di Artemisia”. In questa parte del resto si ammette quanto sia limitativo  sostenere che Artemisia dipinga più volte nella sua carriera la scena in cui Giuditta decapita Oloferne perché voleva vendicarsi della violenza subita da Agostino Tassi. E allora perché non mettere davvero in risalto il coraggio in chiave positiva e la passione di una donna che è riuscita a farsi ricordare dalla storia? La chiave che potremmo definire per eccesso pulp, fa sicuramente presa, fa parlare di sé, ma a discapito della totalità della visione.

Forse tra censura (mai auspicabile) ed esaltazione del dolore ci poteva essere una via di mezzo, visto che gli appassionati d’arte apprezzano il racconto biografico e la lettura delle opere che certo non può essere scevra da tali accadimenti personali, ma cercano per l’appunto l’arte al primo posto,  le letture comparate per sezioni e per periodi. Per le sale interattive, insomma, almeno per una di queste, ci si poteva concentrare su altro. Ben sottolineato invece all’inizio nei pannelli esplicativi come Artemisia, con il suo talento e il suo coraggio, abbia dato un contributo fondamentale per il cambiamento della posizione femminile nella società attraverso i suoi capolavori, che negli anni Settanta hanno anche ispirato diverse battaglie femministe.

Chiusura con l’amaro in bocca, per la giusta segnalazione sulla sua tomba nella Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini  andata perduta negli anni Cinquanta del Novecento, quando la chiesa venne abbattuta  per fare spazio ad un moderno condominio. Poco prima della sezione merchandising una sala in cui leggere “La fama di Artemisia, tra omaggio e satira”e “Gli epitaffi per Artemisia”.

Biglietto intero 16 euro, ridotto a 15 euro.

Tutte le informazioni sulla mostra al sito https://palazzoducale.genova.it/mostra/artemisia-gentileschi/

QUANDO

lunedì dalle ore 14 alle 19
martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9 alle ore 19
venerdì dalle ore 9 alle ore 20
sabato dalle ore 10 alle ore 20
domenica dalle ore 10 alle ore 19
la biglietteria chiude sempre un’ora prima

La mostra è promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria

Rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023

A cura di Costantino D’Orazio con la collaborazione di Anna Orlando


sponsor Generali Valore Cultura

special partner Ricola

media partner Il Secolo XIX

mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale

La mostra rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra.
Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre. Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne. Con questa partnership Komen Italia si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25esimo anno della “Race for the cure” il prossimo maggio 2024.

Il  bel catalogo, edito da Skira e a cura di Costantino D’Orazio, presenta i testi di Pietrangelo Buttafuoco, Riccardo Lattuada, Anna Orlando, Yuri Primarosa e Claudio Strinati.