Nell’antica Grecia, nella settimana in cui si svolgevano i giochi olimpici venivano interrotti anche eventuali (e frequenti) impegni bellici. Il Festival di Sanremo non arriva a tanto, le guerre continuano efferate a mietere vittime innocenti evidenziando ancora una volta la loro inutilità e stoltezza. Tuttavia la settimana di Sanremo tende a relegare eventi ben più importanti sul piano politico e sociale, in secondo piano fagocitando l’attenzione di una parte non trascurabile di italiani, se è vero che la finale di ieri ha avuto uno share del 74%!
Il Festival, dunque, ha chiuso i battenti premiando una ragazzina di 22 anni, Angelina Mango, figlia d’arte, al suo primo Sanremo. Vittoria meritata. La canzone (Noia) non è un capolavoro (ma c’erano canzoni davvero belle fra le trenta in gara? Canzoni , cioè, non solo orecchiabili, che fra venti o trent’anni si canteranno ancora?) ma lei è davvero brava, ha grinta, sa controllare bene la voce, è simpatica e naturale. Qualità emerse nelle diverse esibizioni all’Ariston e in particolare nella serata dei duetti quando ha interpretato con sensibilità una canzone del padre, La rondine.
Dietro a lei il rapper napoletano Geolier e la savonese Annalisa. Decimo il genovese Alfa, 24 anni, che nella giornata dei duetti ha cantato con Roberto Vecchioni: un bel momento di televisione con il ragazzino di Quarto che si mangiava con gli occhi il professore! Infine, da citare, il premio della critica intitolato a Mia Martini e assegnato finalmente a sua sorella, l’intramontabile Loredana Bertè.
Cala dunque il sipario su una edizione dei record per numero di spettatori incollati davanti alla TV, ma anche per la massa di artisti coinvolti e per la durata delle singole serate.
Amadeus, eccellente organizzatore e conduttore ha dichiarato di chiudere dopo cinque edizioni, i suoi rapporti con il Festival: decisione saggia perché è sempre bene ritirarsi all’apice della gloria.
E’ stato il Festival dei giovanissimi, il che ha sensibilmente ampliato la platea degli spettatori anche per la felice idea di affiancare all’Ariston altri due palcoscenici, uno in piazza a Sanremo e l’altro sulla nave Costa.
Ma è stato anche il Festival dei settantenni che in taluni casi hanno giganteggiato: da Cocciante a Morandi, da Vecchioni ai Ricchi e Poveri e a Loredana Bertè, la loro presenza sul palcoscenico ha segnato alcuni dei momenti certamente più piacevoli della maratona canora. Citiamo, ancora, Gigliola Cinquetti, sempre bella ed elegante, intervenuta nella finale per ricantare, sessant’anni dopo, Non ho l’età.
Da anni il Festival non è tuttavia solo una parata di canzonette; già dall’epoca di Pippo Baudo, proprio per la sua capacità di fare audicence, ha costituito la vetrina dove portare manifestazioni sociali e temi d’attualità.
Quest’anno è toccato ai trattori arrivati a Sanremo con la complessa questione degli agricoltori.
In tema di problemi sociali, la canzone più bella in assoluto, è stata quella fuori concorso di Paolo Jannacci con l’attore Stefano Massini: la storia di un operaio morto sul lavoro (uno dei tanti, troppi che giornalmente non tornano a casa) , sparito in un lampo che parla al figlio attraverso la sua fotografia. Un tema struggente e tragico risolto poeticamente con sensibilità ed eleganza e supportato da un contesto musicale di forte tensione emotiva.
E’ stato, ancora, il festival dei tanti “co. co” ovvero dei presentatori che hanno affiancato Amadeus. Simpatica e spigliata Giorgia, divertentissima Teresa Mannino, inappuntabile Lorella Cuccarini. E poi Fiorello che è oggi il più completo showman della nostra televisione, una garanzia di simpatia e di fantasia. Fiorello ha sempre la battuta pronta sa essere oneman show, ma è perfetto anche come spalla e per Amadeus averlo accanto è stata una garanzia non da poco.
E’ stato naturalmente il Festival delle polemiche e degli scandali che non possono mai mancare. L’esibizione di Travolta ha riempito le pagine dei giornali con il giallo promozionale delle scarpe e del discusso ballo del “qua qua”. L’invito a fermare il genocidio da parte del rapper Ghali ha suscitato malumori in parte del mondo politico. Tutto messo in conto: anche le polemiche fanno audience.
E’ stato, infine, il Festival di illustri ospiti. A parte Travolta, si citano Russel Crowe, Luca Argentero, Roberto Bolle. E soprattutto, Giovanni Allevi. Il suo ritorno sul palcoscenico ha suscitato commozione per la franchezza, la sincerità con cui l’artista si è raccontato, ha messo a nudo la sua malattia, le sue paure le sue fragilità. Una toccante lezione di umanità accompagnata da tanti ringraziamenti (in primis allo staff medico che lo ha curato per due anni) e da tanta speranza. E non importa che dopo aver esibito la sua zazzera scompigliata e ora grigia, seduto al pianoforte, abbia attaccato con le mani tremanti la sua prima esecuzione pubblica al pianoforte dopo due anni di lontananza dalla tastiera: quel pezzo nella sua scarna semplicità, è parso bellissimo.