Teresa Mannino, dalla Sicilia con ironia

Teresa Mannino è oggi fra le attrici comiche più popolari e amate dal gran pubblico. Ha una comicità innata. Sarà per l’accento siciliano, sarà per la sua mimica, sarà per come si pone di fronte al pubblico, ma suscita ilarità e buonumore al suo solo apparire in scena. Abile conversatrice, sceglie i tempi giusti per la battuta, usa saggiamente le pause ed è prontissima a cogliere qualsiasi pretesto per coinvolgere il pubblico, con particolare attenzione a quello maschile, da sempre bersaglio della sua ironia.

La recente partecipazione al Festival di Sanremo dove ha colto un indiscutibile successo personale, ne ha accresciuto la popolarità e dunque non stupisce che per la sua tappa genovese, iniziata ieri sera al Politeama Genovese, siano state fissate addirittura otto recite, fino a domenica prossima.

Il giaguaro mi guarda storto, proposto, appunto da ieri sera, è uno spettacolo tutto al femminile: la Mannino ne è infatti autrice con Giovanna Donini, ne ha firmato la regia e le scene sono di Maria Spazzi: un palcoscenico affollato di palloni di varie dimensioni che richiamano vari oggetti, non ultimi i pianeti e le stelle.

Il giaguaro mi guarda storto riprende lo schema di precedenti spettacoli della Mannino che tuttavia nei suoi monologhi sa sempre rinnovarsi e trovare ogni volta spunti nuovi su cui far sorridere.

Il filo conduttore in questo caso è il desiderio, lo stupore vitale che accende i sogni e che la Mannino in realtà vede spento in tanti giovani di oggi. L’artista racconta i suoi sogni di ragazzina, il suo desiderio di vedere le Alpi, la delusione provata a ritrovarsi, trentenne, a Bardonecchia, si sofferma sui rapporti genitori-figli, mettendo a confronto il presente con il passato. Con la sua parlata divertente, l’artista domina la scena con verve, salta, balla, non si risparmia, e, come può, dialoga con qualche spettatore, si trasforma in una maestrina severa, propone scioglilingua siciliani, prende in giro la parlata milanese. Il pubblico, naturalmente, sta al gioco, si diverte, ride dei comportamenti comuni nelle famiglie dove il marito viene raffigurato come uno zombie capitato in casa per caso  (la figlia se chiama “papà” lo fa per sapere dove è la mamma!); ma si ride anche di carenze un po’ più serie della nostra società: così, ad esempio, nell’indicare come uno dei pochi vantaggi della pandemia l’abolizione del flauto dolce nelle scuole, l’artista ricorda che pur avendo inventato il melodramma, Verdi, Puccini e tanto altro in campo musicale, fra i Paesi cosiddetti colti e civili, siamo quello più ignorante proprio nell’arte dei suoni: facciamo strimpellare nelle scuole un glockenspiel  quando in altri Paesi si organizzano cori e orchestre senza problemi. Il finale è dedicato, ancora con il sorriso, a un raffronto fra le formiche che da milioni di anni si occupano di agricoltura senza rovinare il pianeta e noi che arrivati molto dopo, il pianeta lo stiamo distruggendo; la causa, per la Mannino, è una sola: la società delle formiche è tutta al femminile.