La musica riafferma la propria esistenza nella valorizzazione e nella reinterpretazione di otto figure femminili che si determinano con potenza e con proattività ponendosi come serbatoio di memoria storica e ancestrale, riportando i miti ai loro lasciti germinativi con accordi che non lasciano spazio al déjà vu. E’ una composizione audace e ben riuscita, cesellata ma anche di rottura, quella che si respira nelle musiche mentre i testi sofisticati accorciano le distanze.
Grande progetto dunque già al primo ascolto “Il suon di lei”, un concept album che di fatto non è sgorgato di getto, ma ha richiesto circa due anni di lavorazione dove il mare fa la parte da leone. Forse quello della Liguria, dato che la giovane cantante protagonista Noma (nome d’arte di Greta Dressino), l’autrice dei testi Gloria Bardi, il direttore artistico e famoso chitarrista Claudio Cinquegrana, il pianista compositore particolarmente illuminato Luca Felice sono liguri, mentre la grafica è dell’artista toscano Stefano Stacchini. Tra le figure affrontate in note quelle di Simonetta Vespucci, la musa di Botticelli più famosa al mondo, la compagna di Modì Jeanne Hébuterne, e poi altri nomi altrettanto celebri da Artemisia Gentileschi a Margherita Hack passando per Marlene Dietrich, Maria Callas e Mia Martini. Per l’invito.net abbiamo scelto un taglio decisamente young da dietro alle quinte, in modo da rispondere a qualche interrogativo sul backstage e sulla preparazione de “Il suon di lei”, quella del finalese Luca Felice.
“Io non ero abituato a lavorare così velocemente, Noma e Gloria Bardi sono dei veri vulcani di idee, è stata una bella sfida”. Noma ha una voce ben indentificabile e riconoscibile, ricca di sfumature e di qualità: potremmo definirla un mezzosoprano dall’estensione molto ampia, scura, ambrata, capace di trasmettere emozione e di grande drammaticità nei punti che lo richiedono. Ottima l’interpretazione dei testi, poetici ma robusti. La prima canzone composta è quella dedicata a Jeanne Hébuterne, mentre una delle più ipnotiche, che attrae per popolarità, storia e per musicalità è il brano in omaggio a Maria Callas.
“Si sconfina dal pop alla lirica, potrebbe sembrare quel filone così riuscito e bocelliano, ma in realtà è nato dalla necessità di adoperare uno storytelling per i due lati della personalità di questa grande artista: da un verso la diva incantatrice e sublime, dall’altro la donna con tutte le fragilità di chi si mette in gioco tra sentimenti e vicissitudini legate al destino. Si inizia in Mi Minore, con il “buio” prima della luce del palcoscenico dove irrompe l’arte, qui con lo spiraglio del Sol Maggiore quindi, nel testo, con la ‘Ribalta del destino, fiori e perle in camerino e poi la luce se ne va’ ”. L’altalena, gli ossimori, gli “strappi” o le sorprese, in genere l’inaspettato, sono tratti caratteristici dell’intero album, non solo di questa canzone. Addirittura a un certo punto due voci si rincorrono: Noma e il tenore lirico Rino Matafù, in grado di stagliarsi limpido fin dalle prime note.
I colori sono vivaci e ben delineati lungo tutto il progetto, che si avvale della perizia di lungo corso e superlativa di Cinquegrana e del piglio delle melodie al pianoforte di Felice, non contaminate dalle rigide norme o dalla routine dei “soliti” giri armonici. Osare e osare bene dà i suoi frutti: il finale della canzone dedicata a Maria Callas finisce con un’immagine testuale abbagliante e romantica: “le ceneri di Maria Callas disperse in mare- spiega Felice- fanno sì che la cantante e la donna non siano più rinnegate. Callas potrà ricongiungersi a ondate col suo amante che ora è terra. Un abbraccio spazializzante e totalizzante”.
Tra i brani più amati da Noma ad esempio quello in ricordo di Mia Martini che si conclude con un assolo di Claudio Cinquegrana alla chitarra e anche qui l’elemento dell’acqua è ben presente, restituendo l’immagine iconografica di una sirena che prende il largo nel mare. Un riscatto. Nel novero delle canzoni più originali ci limitiamo a citare quella in onore di Marlene Dietrich con ritmi dance, pianoforti decisamente percussivi, come commenta spiegando i dettagli tecnici Felice, e una timbrica ben marcata, un pezzo volutamente provocatorio. “Andiamo a sottolineare -ammette Felice- la drammaticità dal doppio profilo della guerra e dell’esistenza- trasposta sinestesicamente a colori”.
Per copie del cd o le informazioni contattare l’e-mail basta.idee@gmail.com