Paganini, ambasciatore di Genova

Cinquant’anni fa, nel 1972, dopo decennali traversie, lo Stato Italiano  acquistava l’intero Fondo paganiniano e, con scarsa sensibilità nei confronti di Genova, lo depositava presso la Biblioteca Casanatense di Roma, dove tuttora è custodito.

Certo, i genovesi non avevano molto da protestare: pochi anni prima avevano abbattuto la casa di Paganini in passo di Gattamora e nel 1840 ne avevano anche rifiutato la salma, finita (dopo un pellegrinaggio di ben 13 anni) a Parma.

Genova, insomma, ha un conto aperto con il suo maggior musicista e in questi ultimi anni molto è stato fatto per riparare agli errori del passato. Basta ricordare l’attività svolta dall’Associazione “Amici di Paganini” che ormai da tempo, con il sostegno degli Enti locali (e dallo scorso anno anche del FUS) realizza in ottobre un Festival paganiniano di respiro internazionale. Nei mesi scorsi, nel 240° anniversario della nascita di Paganini, il Comune ha ribadito la volontà di fare del musicista un autorevole “ambasciatore” della città nel mondo.

La nomina a presidente del “Premio Paganini” di Giovanni Panebianco, già segretario Generale del Ministero della Cultura,  attualmente Capo di Gabinetto del Ministero per le politiche giovanili, sembra andare nella direzione di un cambio di rotta deciso, sul quale vale la pena riflettere per mettere un po’ d’ordine in un settore  in cui si registra, sulla carta, tanta buona volontà, ma anche un po’ di confusione su “chi fa cosa”.

Il “brand Paganini” può oggi essere declinato in varie direzioni: c’è il Premio Paganini forte di una tradizione che risale al 1954; c’è il citato “Paganini Genova Festival” che dal 2017 propone in ottobre un ricco cartellone; ci sono le Sale paganiniane di Palazzo Tursi recentemente restaurate e innovate tecnologicamente che fanno parte del sistema museale di via Garibaldi; e c’è il “Centro Paganini per la ricerca e la didattica” (nato nell’ambito degli Amici di Paganini) che ha avviato la digitalizzazione di importanti materiali paganiniani riversati in una biblioteca digitale (www.centropaganini.it) aperta a tutti. Insomma Paganini è al momento trattato sotto vari aspetti. Mancano però certezze economiche, strategia e regia comuni. L’idea di Panebianco di realizzare un evento a Parigi fra ottobre e novembre è sicuramente lodevole e potrebbe essere seguita nei prossimi anni da analoghe iniziative in altre capitali europee (da Londra a Vienna a Berlino) tutte toccate dal violinista nella sua incredibile tournée. Accanto a questo, bisogna anche fare in modo che la Genova paganiniana diventi attrattiva di per se stessa, acquisisca un valore turistico oltre che culturale di forte richiamo. E allora occorre, ad esempio, che tutti remino nella stessa direzione: non solo gli Enti locali (già impegnati nella causa paganiniana), ma anche le varie Istituzioni culturali cittadine partecipino effettivamente ai programmi o direttamente o sul piano logistico assicurando ad esempio, gli spazi consoni per i grandi eventi di ottobre. Le Sale Paganiniane di Tursi sono bellissime e forse con un ulteriore sforzo, il Comune potrebbe ampliarle dando vita a un vero e proprio museo paganiniano.

Per quanto riguarda il Premio Paganini, il prestigio di cui gode gli ha consentito di superare le varie crisi che hanno rischiato di travolgerlo. Si attende ora la nomina di un direttore artistico (ci piacerebbe fosse un violinista o una violinista italiana, magari giovane e di prestigio internazionale) in grado di dare un nuovo impulso alla macchina, accanto a Panebianco, assicurando la pubblicazione del bando con largo anticipo (problema che si ripete a ogni edizione) e correggendo alcuni gravi errori commessi in un recente passato (ad esempio la direzione d’orchestra affidata al presidente di giuria o le preselezioni all’estero tenute da giurie differenti fra loro). E, infine, la macchina turistica. Se si va a Salisburgo, tanto per fare un esempio, tutto parla di Mozart, dai cioccolatini agli orologi alle magliette. Paganini deve essere il nostro Amadeus. E anche questo aspetto “commerciale” andrebbe incoraggiato, al di là dei cioccolatini che già esistono e sono buonissimi.