Il prodigioso talento di Augustin Hadelich

Ieri sera, al Carlo Felice, quando l’ultimo re della Chaconne di Bach dalla Partita n.2 si è lentamente affievolito per farsi silenzio, è successo qualcosa di abbastanza inusuale in una sala concertistica: il pubblico è rimasto ancora immobile per qualche secondo prima di abbandonarsi a una autentica ovazione. Non si voleva interrompere la magia con cui Augustin Hadelich aveva soggiogato la platea.

Un recital, quello proposto, dalla Giovine Orchestra Genovese, che costituisce al momento il punto più alto della presente stagione musicale dell’antica società concertistica.

Il giovane violinista, nato in Italia da genitori tedeschi era al suo debutto a Genova, ma la sua fama era ben nota tanto che nella platea (purtroppo meno affollata del solito e ha sbagliato chi è rimasto a casa) c’erano molti violinisti, componenti dell’orchestra o giovani del Conservatorio.

Hadelich non ha tradito le aspettative. E’ un artista completo. Bagaglio tecnico ineccepibile, intonazione perfetta, padronanza completa dell’arco, controllo assoluto del suono, uno stile interpretativo fluido, efficace, comunicativo.

Sono bastate le prime note del Preludio della Partita n.3 di Bach per capire come sarebbe stato l’intero concerto: un attacco  velocissimo eppure trasparente, chiaro, dove ogni nota era collocata perfettamente al proprio posto e dove l’intero fraseggio emergeva in tutta la sua  completezza. Hadelich è certamente un cultore di Bach. Lo ha dimostrato nella Partita n.3 e anche nella conclusiva Partita n.2 in cui la lettura della citata Chaconne ha stupito per la “tenuta”, per la concentrazione e la chiarezza con cui l’intera, complessa opera bachiana è stata dipanata e restituita al pubblico.

Ma le capacità del giovane esecutore sono risaltate anche nelle altre due pagine affrontate: Blue/s Forms del compositore statunitense Coleridge-Taylor Perkinson (ammirevole la terza sezioni di incalzante aggressività) e soprattutto la Sonata op. 27 n.2 di Ysaye: brano di notevole fascino e dalla scrittura ardita che combina Bach e il tema del Dies irae con soluzioni virtuosistiche debitrici nei confronti di Paganini. Hadelich ne ha garantito una lettura assolutamente perfetta.

Da riascoltare al più presto.