Francesca Dall’Acqua, , il ruolo femminile nella società moderna

In un’epoca dove la necessità di coesione e solidarietà tra donne si è fatta sempre più impellente a Genova è nata nel 2018  “Donne in Luce – da un’idea di Francesca Dall’Acqua – per sottolineare l’importanza del ruolo femminile nella società moderna. Si tratta di un gruppo di lavoro composto da artiste di ogni età e nazionalità, che collaborano insieme per promuovere varie iniziative sul territorio nazionale e internazionale. L’intento è quello di organizzare delle kermesse, che fondino insieme oltre all’arte visiva: pittura, scultura e fotografia con letteratura, poesia, teatro, musica, canto e danza. Tutto ciò è finalizzato ad offrire una visione d’insieme completa del mondo artistico femminile.

Francesca Dall’Acqua

Come nasce Donne in Luce?

«Credo dal bisogno di incanalare energie in modo positivo. Volevo dare vita a una struttura che si occupasse delle donne, che le aiutasse a rimettersi in gioco. Una sorta di co-working per sostenerci a vicenda, per occuparci l’una dell’altra. Quando le donne si alleano sono capaci di tutto.»

Tra i vostri obiettivi c’è quello di occuparvi di donne che hanno subito violenze fisiche o psicologiche?

«Le donne quando subiscono un abuso di qualsivoglia genere tendono a sentirsi in colpa. E il primo effetto è che perdono la fiducia in se stesse e negli altri. I miei studi mi hanno aiutata a muovermi tra queste violenze. Sono laureata in legge e mi occupo di mediazione famigliare. Sono anche pedagogista giuridica. Mi occupo anche di linguaggi verbali e non verbali della comunicazione. Da lì l’esigenza di creare un gruppo di persone di sostegno, utilizzando un metodo diverso. A noi non ci supporta nessuno, viviamo di passaparola. Dove ci vengono segnalate delle necessità cerchiamo di intervenire. Magari facciamo colletta o offriamo il patrocinio gratuito.»

Ma a Donne in Luce risplende anche l’arte?

Esatto, perché per arrivare ai nostri obiettivi e per finanziare i nostri progetti organizziamo delle mostre artistiche. Mettiamo i soldi di tasca nostra. Chi riesce a vendere un quadro mette una cifra a disposizione per quello che si vuole sostenere.

In questi primi tre anni abbiamo realizzato diciotto mostre in Italia e all’estero. A Genova, per esempio, abbiamo esposto al Mu.Ma, a Palazzo Ducale e alla Commenda di Prè. Ma non ci limitiamo a coinvolgere solo artiste, tra di noi ci sono anche scrittrici, letterate, poetesse, ballerine.»

Il manifesto di “Donne in luce”

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

«Il numero crescente di adesioni al progetto, ha fatto si, che le motivazioni, che lo hanno sostenuto nella sua realizzazione, si siano consolidate. Pertanto tutte la artiste si stanno impegnando affinché il Progetto Donne in Luce, possa diventare una realtà di più ampio respiro, un punto di riferimento socio culturale esteso e condiviso.»

In questo periodo su Facebook spopola “Condivisa”. Di che cosa si tratta?

«Abbiamo fatto una mostra con quel titolo e così ho deciso di utilizzarlo anche per dare vita a un programma video sui social per parlare di cultura. Ora più che mai bisogna rimettere la cultura al centro delle nostre vite. La speranza è di riuscire a fare qualcosa anche di cartaceo. Per ora è una rubrica settimanale (in diretta su Fb ogni mercoledì alle 21.00) all’interno della quale voglio dare spazio a tanti artisti. Anche tra quelli non molto conosciuti. L’Italia è un popolo di inventori, scrittori, architetti, artisti… Dobbiamo puntare su quello. Il nostro patrimonio artistico e culturale fa invidia al mondo, solo noi non ce ne accorgiamo, ma dobbiamo valorizzarlo e sfruttarlo.»

Tra le mille idee che hai avuto c’era anche la “Scuola di Atene”. Hai abbandonato questo progetto?

«Una scuola di politica genovese al femminile resta uno dei miei sogni. Ma in questo momento… Con chi la fai? Non mi sembra che ci siano idee chiare e obiettivi precisi. Mi avevano anche proposto di candidarmi, ma non me la sono sentita. Però, la politica resta un mio sogno quindi non escludo che quando ci saranno le condizioni giuste io non mi butti in pista.»