Teatro Carlo Felice, Lonquich e il rigore misurato della storia

Non avevamo dubbi sulla voglia di teatro dei genovesi, tanto più dopo la decisione del governo di posticipare il coprifuoco alle 23 e con il profilarsi della possibile zona bianca in Liguria dal 7 giugno. Intanto, in attesa dell’Elisir d’amore, in prima il 10 giugno alle 20, a farla da padrona al Carlo Felice è la serata del 18 maggio con il recital di Alexander Lonquich, decisamente memorabile. L’aspettativa alta dei fedelissimi  del teatro non è stata delusa. Fedeltà e guizzo creativo hanno trovato il giusto bilanciamento, sempre camminando sul filo del rasoio di quella filologia che in Mozart e Haydn è strettamente necessaria.

Un momento del concerto al Teatro Carlo Felice di Genova  con Lonquich al pianoforte

 

Il programma ha contemplato i concerti per pianoforte e orchestra numero 14 in Mi bemolle Maggiore K449 e numero 17 in Sol Maggiore K 453 di Mozart e della Sinfonia n.83 in Sol Minore di Haydn, detta “La Poule”, dall’onomatopea del secondo tema del movimento iniziale. Per chi un minimo se ne intende era chiaro già sulla carta l’intento espressivo di Lonquich, che infatti ha giocato sui contrasti. Blocchi eterogenei di scrittura in Mozart con due concerti tra loro estremamente diversi e con l’ironia scanzonata, ma sempre brillante, tra il dramma e la farsa di Haydn che si lancia tutta verso la caccia finale con la chiusura godibilissima dopo due ironiche pause, a ricordare il valore propulsivo del silenzio in musica. Proprio questa Sinfonia, inserita  nel gruppo delle sei “Parigine” composte su commissione della Loggia massonica olimpica di Parigi, è quella che più ha apprezzato il largo pubblico nella serata, già dal primo movimento con i colori e i contrasti anticipatori della scrittura beethoveniana, il secondo tempo strutturato in forma sonata con il rincorrersi degli archi e degli oboe e gli incisi drammatici dei corni o ancora, nel terzo movimento, la sensibilità zuccherosa, ma agreste, del flauto. Dell’ultimo movimento abbiamo già accennato, omettendo tuttavia i calorosi applausi a coronamento.

Nel complesso impostazione raccolta e misurata nel concerto, come ci ha abituati a vedere Lonquich, che suona sovente da maestro concertatore e pianista solista al contempo, privilegiando l’uniformità d’insieme, proprio come si faceva all’epoca di Mozart, in cui i brani sono stati concepiti. Forse più di rigore storico, un  modo di strizzare l’occhio all’estrema armonia delle parti, senza piedistalli di sorta. Un po’ sbilanciata la cura estrema del pianismo con quella orchestrale nel primo pezzo, mirabile l’ultimo concerto performato di Mozart, il K453, mantenuto su un livello di carezzevole e adamantina cantabilità.

Alexander Lonquich durante l’esecuzione della Sinfonia di Haydn

Prossimo concerto della stagione sinfonica al Teatro Carlo Felice di Genova sabato con brani da Debussy (Petite Suite) a Respighi (Gli Uccelli) a Mendelssohn (Sinfonia n.3 in La Minore Op.56)  con l’orchestra interna diretta da Donato Renzetti , cui seguirà il 27 maggio il concerto dedicato a Bruckner (Sinofnia n.4 in Mi bemolle Maggiore, WAB 104) con la direzione di Fabio Luisi.

Posto unico numerato, distanziato e tracciato 30 euro, riduzione giovani 15 euro. Biglietteria dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18, sabato dalle 12 alle 16 e un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Tel 0105381433. biglietteria@carlofelice.it Tutte le informazioni qui.