Pagni: il ritorno nel ricordo di Mariangela Melato

“Una grande professionista. Una donna onesta, pulita. Mariangela ha sacrificato la sua vita per il teatro. Un insegnamento che dovremmo tenere presente tutti.” Parole di Eros Pagni che ieri sera è tornato a Genova con una compagnia ospite del Teatro Nazionale. Una serata particolare, quella di ieri, al Duse. Esattamente dieci anni fa, l’11 gennaio 2013, moriva Mariangela Melato, un’attrice straordinaria che ha saputo passare con leggerezza e professionalità dal teatro al cinema alla televisione sempre lasciando il segno. E a ricordarla con poche ma significative parole, al termine della recita è stato, con Andrea Porcheddu (dramatug del Teatro) appunto Pagni che per oltre cinquant’anni è stato tra i protagonisti assoluti del nostro teatro.

“Tornare a Genova mi fa un effetto strano  – ci aveva dichiarato Pagni alla vigilia dello spettacolo –  Mi sembra siano trascorsi secoli dall’ultima volta che sono salito sul palcoscenico dello Stabile; molte cose sono cambiate nel teatro e nella società e abbiamo ancora le menti confuse per affrontare le nuove realtà”.

Ieri sera Pagni ha vestito i panni di Laudisi in Così è (se vi pare) di Pirandello, una coproduzione fra vari teatri siciliani, affidata per la regia a Luca De Fusco: “Laudisi – spiega Pagni – è la voce recitante di Pirandello: la ricerca della verità che, una volta ottenuta, è difficile da accettare”

Una scena dello spettacolo

 

Lavorando su una scena squadrata di Marta Crisolini Malatesta (uno spazio indecifrabile, forse un vecchio cinema  per la presenza di seggioline allineate) De Fusco ha intessuto con intelligenza il “giallo” alla base del lavoro pirandelliano accentuando il senso del mistero e arrivando alla scontata conclusione sulla natura sfuggente e insondabile della verità.

Un lavoro corale che ha coinvolto Anita Bartolucci, Giacinto Palmarini, Paolo Serra, Lara Sansone, Giovanna Mangiù, Valeria Contadino. Domenico Bravo, Roberto Burgio, Plinio Milazzo, Irene Tetto.

Eros Pagni, con la classe di sempre, con quella capacità di modulare una voce unica e dettare con naturalezza il tempo delle battute, ha regalato uno splendido ritratto di Laudisi, il filosofo, il saggio che sin da subito coglie l’impossibilità di arrivare a una verità condivisa e guarda con ironico distacco alle curiosità morbose degli altri.

La sua interpretazione ci ha riportato indietro a tante sue presenze in oltre cinquant’anni di attività a Genova, in particolare sotto la guida di Marco Sciaccaluga: “Fui io – ha ricordato Pagni – a imporre Marco, allora poco più che ventenne, come regista di Equus, dopo la rinuncia di Squarzina. Tutti ricordiamo il successo di quello spettacolo. E nacque allora un sodalizio che è durato fino alla scomparsa di Marco. Io ero il braccio e lui la mente. Lui si divertiva a farmi fare più cose e poi sceglieva”.