Teatro Carlo Felice, trionfo per Lonquich e Orchestra

Pubblico calorosissimo per il ritorno sul podio dell’Opera Carlo Felice Genova del Maestro Alexander Lonquich con l’Armida di Haydn e i concerti n. 20 e n.22 per pianoforte e orchestra di Mozart.

Puntuale, descrittiva e di impatto l’Ouverture dell’Armida, uno dei risultati operistici di Haydn maggiormente encomiabile e uno dei pezzi di più importante costrutto sinfonico di grande intensità drammatica, capace di rivelare tutta la cantabilità dei flauti, degli oboi, dei fagotti e dei corni che fanno da contraltare timbrico al violoncello e in generale agli archi. Nel Concerto per pianoforte e orchestra n.20 in re minore K.466, uno dei più famosi, amatissimo da Beethoven che si pregiò spesso di eseguirlo, ma anche più recentemente da Ferruccio Busoni, sono state tante le sfumature che hanno reso memorabile l’interpretazione. Sarà per l’uso per la prima volta in tal genere della tonalità minore dalle tine cupe e a certi tratti maledette grazie alle sapienti modulazioni oppure ancora al Rondò in cui il nucleo tematico in Re minore è contraltare al secondo tema divertito e a tratti piccato, esempio preclaro di spiccata dualità di carattere.

Dal concerto per pianoforte e orchestra n.22 in Mi bemolle maggiore K.482 spicca la ricchezza tematica dell’Allegro iniziale, la rosa dell’Andante in Do minore, in cui si evince una parabola di malinconia sino alla rassegnazione come punto di equilibrio prima di “cedere” alla vorticosa coda conclusiva in cui i legni sono fondamentali. Il Rondò Sonata dell’Allegro ammalia per i timbri, mentre incanta il gioco di archi che tira dritto verso l’esuberante finale. Il merito di Alexander Lonquich di mettere insieme due giganti del classicismo in un programma ricco, e come ci ha abituati, sia da direttore sia da solista, svela una particolare filologia e una profonda simbiosi a produrre una interpretazione di grande impatto, in cui questi capolavori mostrano l’intimità del suonare insieme. Quella stessa atmosfera che si percepisce nella musica da camera, in un certo sesso e seppur con un organico grande come quello orchestrale. Un’orchestra tra l’altro estremamente sensibile al più impercettibile gesto direttoriale.

Lunghissimi applausi in una platea full, due bis tra cui un godibile Minuetto di Mozart e un estratto del Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in La maggiore K 488 dello stesso autore, famoso per il tema in ritmo di siciliana nella tonalità di Fa diesis minore.