Le donne che hanno cambiato le 7 note, nuovi approfondimenti tra storia e attualità

Si parla spesso di “soffitto di cristallo” e di quote quale medicina amara, ma talvolta necessaria per la rappresentanza di genere nella politica, nei cda delle grandi aziende o nelle posizioni apicali in genere. Ma nell’arte? Sì le cantanti sono molte e popolarissime dalla lirica alla musica leggera contemporanea eppure, tra gli ultimi progetti, quello di Rossana Casale, Grazia Di Michele e Mariella Nava intitolato “Cantautrici” sottende proprio il bisogno di riaffermare la propria storia e la propria identità. Una necessità diffusa. Altri esempi sono presto fatti. Cosa notate nei cartelloni dei maggiori teatri? Leggete abitualmente anche compositrici donna? E nei libri di storia della musica adottati dai principali istituti di alta formazione musicale quale spazio viene riservato?

Ecco perché sull’Invito ho proposto la creazione di una nuova sezione di approfondimento espressamente dedicata all’altra metà del cielo, che il direttore Roberto Iovino ha accolto immediatamente e ribattezzato “Musica al femminile”. Dare spazio alle esperienze individuali o contemporanee oltre che alla storia sarà un tentativo di scoperta o di riscoperta, per una pluralità il più possibile inclusiva visto che la musica stessa è universale per definizione.

Nei primi estratti parlerò di esempi verificati a ritroso nel tempo da Maddalena Casulana Mezari alla figlia di Giulio Strozzi, Barbara, nota compositrice, ma in questo esordio vorrei simbolicamente rammentare quale spartiacque di cambiamento ed esempio di valore vicino a noi l’esperienza di Emilia Gubitosi (1887-1972), prima italiana a diplomarsi nel 1906 (grazie a permesso ministeriale visto che all’epoca il corso era interdetto alle donne) in Composizione e per di più giovanissima, con il massimo dei voti, lode e menzione speciale. Un risultato strabiliante già raggiunto in precedenza col diploma di pianoforte principale. In quegli anni Emilia Gubitosi conobbe Alberto Curci, il violinista, a cui rimase legata da una amicizia artistica e sincera assai duratura.

Successivamente la sua casa era destinata a diventare la sede della Fondazione Napolitano-Gubitosi per la promozione della musica e la sua consultazione, ma all’epoca, quando vi viveva con il marito musicista Franco Michele Napolitano era luogo di lezioni e di incontri culturali con una biblioteca sterminata. Fu un’insegnante esigente che lasciò anche interessanti metodi di teoria e solfeggio, scoprì molti talenti, diventò docente al Conservatorio di Napoli fino al 1957 e anche una valente concertista e una prolifica compositrice, dalle opere (Gardenia Rossa, Ave Maria, Nada Delving, Fatum) all’Allegro appassionato per violino e orchestra (1925) o  ai Colloqui per arpa, flauto e violoncello della maturità, solo per citarne alcuni.

Fondò l’associazione Alessandro Scarlatti e collaborò col Teatro San Carlo divulgando al largo pubblico programmi allora inconsueti e chiamando a dirigere, per prima in Italia, il Maestro Maag. Diversi studiosi si sono dedicati alla sua vita, ottima la biografia proposta da Paola Sacerdoti che ha scritto: “detestava la musica di Goffredo Petrassi e considerava invece come unico grande musicista italiano contemporaneo Ildebrando Pizzetti. È sepolta vicino al marito ad Anacapri in una sorta di mausoleo costruito, loro ancora vivi, dall’architetto Roberto Pane, decorato con delle canne d’organo e una chiave di violino in bronzo”.